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In partita come in allenamento

Discussione in 'Allenamento e Tecniche di Gioco' iniziata da Sette, 25 Nov 2013.

Status Discussione:
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  1. mendmax

    mendmax Utente congruo ed appropriato

    Nome e Cognome:
    massimo mendeni
    imagesMTLBAV43.jpg
    Grazie Grande Spirito Guida!!!:rotfl:
     
  2. Wolf White

    Wolf White Utente Attivo

    Nome e Cognome:
    Paolo
    Fantastica! :hail: mi ricorda certi assiomi sulla vita quotidiana che usa regalarmi un mio caro amico, filosofo... che lì per lì, da superficiale, potrebbero sembrare delle boiate...:hoi: ma se ci si concentra un momento :mumble: sono delle perle, anzi, dei diamanti di saggezza! :sisi:
    --- Messaggio Unito Automaticamente, 27 Nov 2013 ---
    Io credo che invece il problema sia sempre nella mente...EMOTIVITÀ...ma il materiale ti aiuterebbe a gestire questo problema. Come quando a 20 anni ci si preparava ad incontrare quella che ci faceva girare la testa e si temeva di rovinar tutto il discorso o la conquista, a causa dell'emotività e dell'emozione...si poteva bere un bicchierino (ma non di più) prima e...serviva abbastanza bene a renderci un poco più sereni, quel tanto che bastava... Il telaio più lento serve a calmare un poco l'emozione, concedendoci più margine di errore, più tolleranza, evitandoci di spedire troppi missili terra aria tra i denti dell'avversario... :nerd:
    --- Messaggio Unito Automaticamente, 27 Nov 2013 ---
    Sto per rimettermi a giocare, definitivamente, con 2 puntinate corte... :mad: per cui, ora l'hai detta, e d'ora in poi dimenticala! e non pubblicizzarla! :grev: che è l'unico modo che mi resta A) di giocare ancora B) di passare qualche girone :metal:
     
    Ultima modifica: 27 Nov 2013
  3. seguso

    seguso utente morboso

    Categoria Atleta:
    3a Cat.
    O fedeli,

    Poco fa, lo spirito guida mi è apparso di nuovo, mentre ero seduto sul water, a meditare. Egli si è palesato in forma gassosa. Mi ha rivelato così la quinta legge:

    "La schiacciata non è un colpo".

    Sono sicuro che sull'interpretazione di queste enigmatiche parole si spenderanno fior di filosofi.
     
    Ultima modifica: 27 Nov 2013
    A mendmax e Wolf White piace questo messaggio.
  4. Wolf White

    Wolf White Utente Attivo

    Nome e Cognome:
    Paolo
    Grandioso! infatti tutto torna... :clap.
    Da che tennistavolo è tennistavolo, la schiacciata, lo SMASH, non è un colpo... ma è IL colpo, per eccellenza! l'apoteosi dei gesti tecnici del nostro sport! :hail: tutto il restante repertorio è...contorno! ;)


    Visualizza: http://www.youtube.com/watch?v=J7yWUNCu-jQ
     
    Ultima modifica: 27 Nov 2013
  5. Thv

    Thv Utente Attivo

    Categoria Atleta:
    Fuori Quadro
    Non è chiaro, non è chiaro!
    Quando parli di allenamento, ti riferisci solo all'allenamento in senso stretto (scambi, schemi, cesti, top in successione etc.) o anche alle partite di allenamento?
    Perché, se ti riferissi soltanto alla maggior capacità di portare i colpi in allenamento rispetto agli stessi colpi in partita, la risposta si trova non nella tensione, nei braccini etc., ma soltanto in una carenza del movimento di gambe.
    Quando ti alleni tiri quasi sempre "da posizione" o ti aspetti la palla in un determinato punto del campo. Quando sei in partita, almeno se sei un comune mortale, tiri quasi sempre da "fuori posizione" o per carenza di gambe o per l'imprevedibilità del tuo avversario.

    Seguso, ma non c'erano già abbastanza leggi in Italia!
     
    A Wolf White piace questo elemento.
  6. TechLab

    TechLab Utente Noto

    Nome e Cognome:
    S.C.
    Squadra:
    ASD Sparta 480 a.C.
    Ciao Sette,
    il problema che poni è comune a tutti gli atleti in quanto tali ma nel mondo del tennistavolo italiano viene completamente ignorato ovvero viene gestito solo in questo modo: ti alleni in palestra a perfezionare la tecnica con i tuoi amici, poi vai a giocare contro sconosciuti con la tensione addosso sperando di riuscire a portare a casa qualcosa, poi torni in palestra dai tuoi amici a perfezionare la tecnica e rivai a giocare contro sconosciuti sperando di riuscire a fare un po' meglio della volta prima,...e così via.... palestra - partite ufficiali fino a che pian piano impari a conoscere i tuoi avversari e quindi in qualche modo riesci a ricreare nei tornei e nelle partite ufficiali un po' di quel clima confortevole che hai in palestra quando ti alleni...

    Questo è esattamente il contrario di quello che si dovrebbe fare: anzichè allenarsi per gestire la tensione ed imparare ad esprimere il proprio livello tecnico in partite ufficiali contro emeriti sconosciuti, si fraternalizza giocando e rigiocando in modo che naturalmente una parte della tensione scemi via da se.
    Il problema è che poi quando si va a mettere il naso fuori casa i nostri campioncini nazionali trovano grosse difficoltà perchè la posta in gioco aumenta, il tasso degli sconosciuti pure ed il clima delle competizioni è molto molto diverso da quello così confortevole e ben navigato della propria "palestra nazionale".

    Il punto è che al riguardo oggi come oggi per gli addetti ai lavori non ci sono più segreti e non si capisce quindi come mai è più di venti anni che in tutti gli Sport sono ampiamente diffuse e praticate tecniche di ausilio alla gestione dell'emotività (mental training) dell'atleta mentre nell'universo Fitet l'unica cosa che si fa al riguardo è pubblicare sul giornaletto un articolo di uno psicologo (fra l'altro bravo e capace) per affermare che la gestione della "testa" è importante per il conseguimento di elevate performance nel gioco (...e se lo dice lo psicologo puoi esserne certo!!!).

    Ciò (tristemente) detto, alla base della gestione della tensione ci sono queste tre regole:
    1) se in partita provi a contrastarla o a combatterla perderai perché sarà come giocare contro due avversari o nella migliore delle ipotesi giocherai come un atleta "sedato":
    2) se la ignori o non farai nulla perderai perchè per il tuo avversario sarà come giocare contro una persona che ha riflessi, lucidità e capacità di movimento di una "pianta";
    3) se imparerai a conoscerla, te la farai amica e riuscirai a metterla al tuo fianco il risultato sarà la sublimazione della tua tecnica, di tutto quello che hai fatto in ore e ore passate in palestra.

    Ora per imparare a gestire la tensione ed a ripetere in partita quello che fai con scioltezza in allenamento, una volta acquisita una discreta tecnica di base, devi impostare il tuo training in modo da riprodurre e quindi imparare consapevolmente a gestire in allenamento TUTTI I FATTORI CRITICI delle partite ufficiali, prima fra tutti appunto la tensione. Per fare questo normalmente non si improvvisa ma esattamente come accade per la parte tecnica ci si avvale di professionisti, psicologi sportivi o mental trainer che siano. Si fa un assessment iniziale dello stato dell'atleta, si individuano le aree su cui intervenire e gli obiettivi, poi un programma di attività, esercizi, verifiche, feedback ecc...
    Per capirci gli esercizi pratici non sono solo di carattere "mentale" ma anche tecnico, ad es. possono essere modificate le regole di gioco proprio per far emergere le criticità da gestire, ecc...

    Se vuoi provare a fare qualcosa da solo non è semplicissimo perchè:
    - dai colleghi/amici/parenti e conoscenti puoi avere consigli che però, salvo casi speciali e abbastanza rari, normalmente vanno della direzione di cui al punto 1) (ridurre, sopprimere, soffocare la tensione) e nella migliore delle ipotesi applicandoli otterrai l'esito di giocare come se fossi diciamo "sedato";
    - dalla Federazione come detto non hai ausili come ad es. best practice sperimentate con gli atleti di punta (non fanno nulla al riguardo) che poi in qualche modo spizzico e bocconi ricadono sull'intero movimento;
    - in biblioteca trovi la manualistica di psicologia sportiva che è poco fruibile in modo diretto, sia per il linguaggio tecnico utilizzato, sia soprattutto perchè orientata prevalentemente presentare elaborazioni, modellazioni teoriche non metodologie applicative e casi di studio pratici e concreti.
    - in libreria trovi dozzine di volumetti e pubblicazioni divulgative del tipo "la testa prima di tutto" ecc. che possono servire come introduzione alla materia ma di certo non divulgano il know how a valore aggiunto su cui gli addetti ai lavori lucrano la più parte delle loro entrate vincolando fra l'altro al segreto i loro discenti;
    - su internet qualcosina di più rispetto alle librerie (soprattutto in lingua straniera) ma comunque abbastanza lontano ancora dal core applicativo.

    Devo dire che l'unico materiale che potrei suggerirti è la manualistica di addestramento dei militi che in qualche modo circola nelle reti peer to peer.
    In effetti, la gestione della tensione e della sfera emotiva è particolarmente sentita in questi ambiti, e rappresenta un core per l'addestramento in particolare delle forze speciali. Questi hanno accesso ai migliori risultati e tecniche della dottrina applicativa, solo che da bravi militi si guardano bene dall'utilizzare il lessico e le esposizioni normali tipiche dello psicologo. Traspongono i contenuti nel loro mondo e quindi per poter apprendere qualcosa occorre andare oltre la semplice lettura, occorre saper rileggere fra le righe questi manuali chiedendosi puntualmente il perché di ogni singola indicazione o precetto e ripercorrendo il percorso a ritroso che ne ha determinato l'inserimento nel manuale. In questo modo si esce dalla logica operativa degli stessi e si accede ad un livello molto qualificato di informazioni che può essere decisamente utile dal punto di vista applicativo.

    prendi questo contributo così...spero possa esserti utile tanto per cominciare ad inquadrare un po' meglio la materia...
    a parte questo, i miei complimenti per aver alzato il dito...
     
    A T__T-Rex, MATADOR, Sette e 3 altri utenti piace questo messaggio.
  7. Ortensio

    Ortensio Utente Noto

    Ho letto tutta questa discussione, tra il cazzeggio e le cose serie, e dopo tante parole voglio dire la mia.

    Spesso dimentichiamo una cosa fondamentale: l'avversario che ti trovi dall'altra parte del tavolo per la prima volta non e' uno sconosciuto venuto da Marte, bensi' uno che, esattamente come te, in allenamento fa furore, in partita con posta in palio si fa venire il braccino, o l'ansia, o il fiatone, esattamente come te. E se le cose non gli girano nel verso giusto nei primi due scambi rischia di entrare nel panico e pertanto diventare insicuro anche nei colpi che gli vengono quasi spontanei. Esattamente come te.
    Magari e' la prima volta che vedi quella persona di la' dal tavolo, ma se tu guardassi allo specchio il risultato non cambierebbe. Tu hai il braccino, il fiato corto, l'ansia... e perche' ? Lui no ?

    Quindi, almeno sul piano emotivo, normalmente si parte ad armi pari. Solo che qualcuno ne e' conscio, qualcun altro no. Qualcuno ci ragiona e sa sfruttare (magari senza averci ragionato sopra ma agendo di istinto) questa situazione, qualcun altro la soffre tremendamente.
    E se in una partita i valori tecnici sono equilibrati alla fine cio' che fa la differenza e' proprio la parte emotiva, quello che spesso si chiama "carattere".

    In fondo il nostro piu' grosso avversario siamo noi stessi !

    :)
     
    A MATADOR, pong73 e Wolf White piace questo messaggio.
  8. Wolf White

    Wolf White Utente Attivo

    Nome e Cognome:
    Paolo
    saperne qualcosa...lo fai benissimo!:clap.
     
  9. TechLab

    TechLab Utente Noto

    Nome e Cognome:
    S.C.
    Squadra:
    ASD Sparta 480 a.C.
    PS: tra il serio e il faceto la prima legge di Seguso in effetti è pienamente confermata anche in ambito militare.
    In un commentario alle regole di ingaggio tempo fa lessi un'indicazione che grossomodo recitava: "Quando si ingaggia una forza visibilmente ostile in campo aperto al di sotto della soglia di sicurezza (50 m) si deve agire con la massima risoluzione e senza esitazione alcuna per neutralizzare la stessa nel più breve tempo possibile contendendo al minimo i danni e le possibili perdite."
    A margine qualcuno aveva annotato:
    " SE TI STANNO SPARANDO ADDOSSO VUOL DIRE CHE HAI ESITATO!" :D
     
    A Wolf White piace questo elemento.
  10. mendmax

    mendmax Utente congruo ed appropriato

    Nome e Cognome:
    massimo mendeni
    schiacciata.png
    Se mai ce ne fosse bisogno, posto una foto che conferma la V legge di seguso!!! Meditate gente Meditate.:hail:
     
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  11. seguso

    seguso utente morboso

    Categoria Atleta:
    3a Cat.
    Vedo che circolano già interpretazioni diverse dell'enigmatico Verbo.

    Nel frattempo, è stata rivelata la sesta legge:

    "Non è importante né vincere né participare. Ma è importante tirare più forte di quelli del tavolo a fianco."
     
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  12. ZBORRO

    ZBORRO Nuovo Utente

    Categoria Atleta:
    2a Cat.
    Lui no, perchè ha due koglioni che gli arrivano fino al pavimento!
     
  13. mendmax

    mendmax Utente congruo ed appropriato

    Nome e Cognome:
    massimo mendeni
    La prima legge di seguso
    "Se devi bloccare, vuol dire che hai sbagliato qualcosa prima."

    La seconda legge di seguso
    “Se in allenamento perdi con chi ti conosce , va tutto bene. Se invece vinci, il telaio è troppo veloce.”
    La terza legge di seguso
    "Contro il puntino corto, se hai un telaio veloce, è inutile che entri in campo".
    La quarta legge di seguso
    "Se perdi con uno col puntino, non è una sconfitta: quello ******* gioca a un altro sport."
    La quinta legge di seguso
    "La schiacciata non è un colpo".
    La sesta legge di seguso
    "Non è importante né vincere né participare. Ma è importante tirare più forte di quelli del tavolo a fianco."
    Lode e riconoscenza a te OH DIVINO Seguso!!!:hail:
     
    Ultima modifica: 28 Nov 2013
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  14. Sette

    Sette 'zzo guardi?

    Nome e Cognome:
    Omar Biagi
    Squadra:
    TT Forte Dei Marmi 2008
    Techlab, grazie a te per la lunga risposta e le interessantissime considerazioni.
    Mi sembra di capire che il problema sia comune, ma poco sviscerato, per non dire praticamente ignorato, e che le soluzioni siano lunghe e complesse.
    L'accettazione, che credo di aver già compiuto da un po', è forse il primo passo.
    Confermo con convinzione che la convivenza con la tensione possa essere girata a nostro favor,e perché in partite particolarmente difficili (ma comunque alla mia portata) mi è capitato, purtroppo raramente, di riuscire a trasformarla in una grinta e una concentrazione fuori del comune, di entrare in una sorta di trance agonistica che non annulla certo l'ansia, ma la trasforma in qualcosa di estremamente positivo.
    A posteriori posso dire di aver provato questa sensazione solo in tornei individuali e solo nelle fasi eliminatorie, contro avversari che mi erano superiori come punteggio, ma non eccessivamente, diciamo io 3000 punti e loro 4000/4500. (con uno da 7000, hai voglia di andare in trance, fai prima ad andare a trans) :confused:

    Analizzando si può dedurre che:

    1) Nella gara individuale mi sento più libero da condizionamenti: se vinco ho vinto io, se perdo anche, ma non ci sono problemi per la squadra, né sensi di colpa per il compagno che è rimasto in panchina, mente io stavo giocando.
    2) L'avversario più forte, ma non troppo, riesce a tirare fuori il meglio di me, perché se perdo ho perso contro uno più forte, mentre se vinco ho fatto più di quello che ci si aspettava. Secondo sgravio di responsabilità.
    3) L'avversario più debole (ma non troppo), magari un ragazzino, è tremendo. Se vinco non ho fatto niente di più di quello che dovevo, se perdo ho perso contro un bambino scarso.
    4) Perché nelle eliminatorie e non nel girone: perché il girone devo passarlo per forza, è quello che tutti si aspettano (compreso me stesso) e allora gioco contratto. Nelle eliminatorie, magari verso i 16esimi o gli ottavi, se perdo ho fatto comunque il mio andando abbastanza avanti. (mentalità comunque perdente: accontentarsi è il miglior modo per perdere)
    5) Le considerazioni di cui al punto precedente possono essere viste anche in scala ridotta, nella singola partita: sto giocando con uno che sulla carta è più forte, lo sto facendo sudare alla grande, gioco bene, lo porto al quinto set e.. perdo. Perché? Perché mi ritengo abbastanza soddisfatto: in fondo dovevo perdere facile e invece l'ho messo in difficoltà. Mi prendo i complimenti e non mi girano neanche. (mentalità vergognosamente perdente)

    La cosa assurda è che in una vita di calcio e calcetto, io sono sempre stato un leone, uno che non voleva perdere mai contro nessuno, uno che non mollava neanche morto, uno che dava l'anima fino all'ultimo secondo utile e che, pensate un po', in partita rendeva al 200% rispetto all'allenamento. :)
     
  15. TechLab

    TechLab Utente Noto

    Nome e Cognome:
    S.C.
    Squadra:
    ASD Sparta 480 a.C.
    si porsi il problema in termini risoluti, cercare di identificare bene le connotazioni dello stesso al di la del mero "mi sento teso bloccato..." è il primo fondamentale passo....

    la sensazione (magnifica) di trance a cui fai riferimento è molto vicina a quella che in letteratura viene chiamato "FLUSSO" o stato di flusso cioè uno stato mentale ideale in cui l'atleta riesce ad astrarsi completamente dal contingente e si proietta in uno spazio virtuale in cui tutte le proprie energie e capacità, tutti i propri sensi sono canalizzati e focalizzati sul gioco, un ambiente in cui non ci sono limiti espressivi, caratterizzato dalla massima lucidità e comprensione del vissuto in tempo reale...non solo senti perfettamente ciò che sta accadendo ma questa sensazione ti attraversa e pervade completamente il tuo corpo, una sorta di intelligenza o comunicazione distribuita che porta i "pezzi" del tuo corpo a rispondere alle varie sollecitazioni in modo diretto, naturale, quasi automatico e senza guida...come se in ogni cellula si fosse temporaneamente installato un autonomo cervello, automono ma al contempo perfettamente sincrono con tutti gli altri...

    Il raggiungimento di questo stato rappresenta IL FINE ULTIMO dell'atleta. Vittoria e sconfitta non hanno assolutamente peso quando sei in questo stato perché ex post avrai la piena consapevolezza di aver dato ed anzi essere stato e quindi aver espresso non il 100% di te stesso ma molto di più di quanto potessi immaginare...e questa in effetti è la massima gratificazione che uno sportivo può avere.

    Nel caso specifico a cui fai riferimento ci sono stati tre fattori che hanno innescato l'ingresso in questo stato:
    1) una forte carica agonistica personale
    2) la consapevolezza di poter giocare senza nulla da perdere e di doverlo fare al massimo delle tue capacità e cattiveria agonistica
    3) il sentimento di avere una, se pur minima, speranza di successo (difficile ma non impossibile).

    Come hai notato questi fattori sono occasionali ed il punto è proprio questo: lavorare in allenamento per far si che in partita si inneschino sistematicamente ed automaticamente condizioni simili a quelle sopra (in particolare la 2) e la 1)).
    Una persona che stimo molto al riguardo sintentizza questa cosa in modo splendido:
    "PRIMA IMPARA LA TECNICA. POI IMPARA A GIOCARE!!!"​

    ...non è assolutamente assurda perché una cosa è giocare in squadra uno accanto all'altro, insieme nel vivo dell'azione pronti a sorreggersi ed aiutarsi, una cosa ben differente è giocare come membro di una squadra ma da solo, con tutta la responsabilità della performance sulle proprie spalle e con tutti gli occhi addosso...
    diciamo che il paragone tra tennis tavolo e calcio si potrebbe fare solo considerando del calcio la fase (eventuale) in cui si è chiamati a battere i rigori alla fine dei tempi supplementari...per il pongista ogni punto è un calcio di rigore...per questo a mio di vedere è uno sport meraviglioso.
     
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  16. mendmax

    mendmax Utente congruo ed appropriato

    Nome e Cognome:
    massimo mendeni
    Ricordo di aver letto qualcosa sullo stato di trance o flusso sul libro di Barry Sears " la zona" in cui si parla di uno stato "Magico" nel quale le percentuali di errore crollano e l'atleta entra in una "super forma" che gli permette di rendere al top. L'autore fa l'esempio di un giocatore di basket che non appena entrava in questa "super forma" mutava espressione del viso e di conseguenza veniva subito cercato dai compagni che gli affidavano la palla affinché realizzasse il punto importante.
    Molto simile a ciò che stiamo analizzando , ma visto solamente dal punto di vista "fisico" e non psicologico.
     
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  17. TechLab

    TechLab Utente Noto

    Nome e Cognome:
    S.C.
    Squadra:
    ASD Sparta 480 a.C.
    esempio perfetto e nota che non è simile a ciò di cui si sta parlando ma, per essere precisi, è proprio la stessa cosa, lo stesso punto di vista...nel flusso non esiste la dissociazione tra aspetti fisici e psicologici, in tutto è fuso ed unito in un sentire unico...il sorriso dell'atleta è appunto il segnale fisico, la testimonianza di questo ingresso mentale in uno stato di grazia...
     
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  18. mendmax

    mendmax Utente congruo ed appropriato

    Nome e Cognome:
    massimo mendeni
    @TechLab -Barry Sears trova questo stato di grazia in un suo equilibrio tra proteine, grassi e carboidrati nell'alimentazione ma la soluzione alla problematica in esame non può essere solo INGOZZARSI prevalentemente di proteine tutti i giorni; la vera sfida a risolvere l'annosa questione sta nell'aspetto psicologico non credi?
    Purtroppo gli psicologi specializzati in questioni sportive sono molto rari e i pochi sono cari!!!:confused:
     
  19. seguso

    seguso utente morboso

    Categoria Atleta:
    3a Cat.
    Potrebbe interessarvi la tecnica di meditazione "vipassana". Serve proprio a prendere consapevolezza del tuo stato d'animo (nel vostro caso, la tensione). Ad accettarlo come un fatto, anziché combatterlo, e a conviverci serenamente. Devi entrare in uno stato in cui la tensione c'è ma tu non ci fai caso.

    E comunque ripeto che, se non ti senti sicuro, la colpa è sempre del telaio.
     
    Ultima modifica: 28 Nov 2013
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  20. TechLab

    TechLab Utente Noto

    Nome e Cognome:
    S.C.
    Squadra:
    ASD Sparta 480 a.C.
    Si, la chiave è curare tutti gli aspetti dell'allenamento, quello mentale al pari di quello tecnico...
    E' vero però che gli sportivi hanno bisogno di alimentarsi ad hoc e purtroppo la dieta dello sportivo normalmente iperproteica non è proprio il massimo per la salute in generale dell'organismo...per questo ogni tanto è bene staccare...
    per ciò che concerne invece specificatamente gli effetti della dieta nella gestione della tensione/stress recentemente è uscito uno studio che prova come tutte le vitamine del gruppo B ed il magnesio possono dare un certo sostegno nella riduzione fisiologica dello stress...quindi indirettamente possono agevolare la sistematica entrata nel flusso se, è ovvio, alla base comunque c'è una tecnica che fissa un preciso percorso...

    ora per certo chi sa armeggiare con i segreti profondi della mente si fa pagare e non si prodiga a diffondere ai quattro venti la propria scienza (patti di segretezza dei singoli interventi) però diciamo che in realtà non sono così rari ed anche il costo orario delle singole prestazioni (psicologi /mental trainer) è in linea con quello dei maestri tecnici di alto livello (ad eccezione forse dei cd guru, tipo Lattanzio)...magari non la singola società ma la federazione avrebbe tutti i mezzi per cominciare a diffondere il verbo...poi va da se che ai fini della efficacia in qualche modo occorre portarsi una qualche collaborazione in casa...
    --- Messaggio Unito Automaticamente, 28 Nov 2013 ---
    ecco da dove hai attinto tanta saggezza e consapevolezza...tecnica straquotata...uomo dalla mille risorse!!!
     
    Ultima modifica: 28 Nov 2013
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Status Discussione:
ATTENZIONE! - L'ultima risposta a questa discussione ha più di 365 giorni!
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