La dynon è il tramonto o meglio è l'insorgenza senza eclisse dell'astrophysis che dà luce e si dà alla luce senza tramontare. Non c'è orbita o gravità ma solo il soggiornare senza fine, o il sorgere della purezza della transcendenza della physis in relatività con la disvelatezza e l'oblio.
L’idea è la dynamis dell’essere stesso in sé e per sé, come ciò che è aletheia o disvelatezza o verità aristocratica e sacerdotale. Eraklyto di animo variabile e intriso di ambiguità evocò una sibilla dalla bocca delirante che disse cose di cui non si ride, non addolcite né da ornamenti né da
profumi. Il signore che ha l’oracolo in Delfi non dice e non nasconde, ma accenna: tratti in inganno gli uomini nella conoscenza delle cose visibili, simili a Omero, trassero in inganno dei bambini: tutto quel che abbiamo visto e preso lo lasciamo, tutto quello che non abbiamo visto
né preso lo portiamo con noi. La presenza in Eraclito dell' oracolo si spiegò con l’intenzionalità di offrire
una sacralità al pensiero, quasi si trattasse di una rivelazione ermeneutica. Eraclito aprì la verità nel logos, benché verità eterna, non la si comprenda mai, né prima di udirla né
dopo: è la legge del mondo, spiegò, ma si è ignari da svegli, così come nei sogni, tale verità riflette la physis in ogni ente, quale stabilità della physis-archê ontologica, ma non c'è risonanza anche se si ascolta: sì è presenti, ma
assenti. Per tanto il pensiero è la virtù e la sapienza è l' ascolto della risonanza dinamica della physis che raccolga l’intima natura della physis kryptata, giacchè ama nascondersi. E si dà o si eventua solo nella dynamis. Si deve sapere che la guerra è comune, e che la giustizia è contesa, e che tutto avviene secondo contesa e
necessità o eristica. Polemos o l'eristica dinamica della physis è l'ontogenesi che rivela la fenomenica degli dei e l'ontologia della libertà dell'esserci quale fondamento della mondità eleusina. Eraclito svelò la dinamica sublime dell'eristica in accordo o in discordanze discordi, quale bellissima e sublime armonia, concorde pur discordando: armonia sublime di tensioni contrastanti
come nell’arco e nella lira: questi infatti
trasformandosi son quelli, e quelli a loro volta, trasformandosi, sono la dynamis, concorde e discorde, armonica e disarmonica, dinamica ontologica-cosmologica che si rivela la struttura ontologica della dinamica cosmica; il suo apparente caos trova nella singolorità la dinamica strutturale latente, profonda, invisibile: l’armonia invisibile è più pregnante o ontologica della visibile. La via in su e la via in giù sono identiche o invarianti nella dynamis ontologica, così come è sempre lo stesso sia il principio e sia la fine nella sfera. Quella dynamis del mondo è la stessa per tutti, non c'è né una per gli dei né una degli esseri animati o inanimati, ma c'è sempre stata ed è e sarà fuoco vivo in eterno, che al tempo dovuto si accenda e al
tempo si spega. Dinamica reciproca di tutte le cose col fuoco e del fuoco con tutte le cose, come delle merci con
l’oro e dell’oro. Mutamenti dinamici del fuoco: dapprima mare, del mare una metà terra, l’altra soffio kosmico della dynamis o cosmogonia della physis. Il kosmos dinamico è la physis originaria dotata di una propria vitalità dinamica strutturalmente stabile, che si riveli in dynamis della physis-archê meteorologici evaporazione, condensazione, fulmini , interpretati come risultato delle metamorfosi fenomeniche dell' ontogenesi dinamica abissale come lo sono gli insondabili confini dell’anima. Eraclito ci svelò così gli inesauribili movimenti dell'essere dell'ente quale dynamis della physis cosmica, quale struttura ontologica della bellezza-sublime della divinità o assolutezza dell'armonia fenomenica così
interpretata nell'ermeneutica eristica della dynamis: le fanciulle Figlie del Sole lungo la via che appartiene alla
divinità, egli asseconda con il proprio desiderio il tiro
dei cavalli nel tragitto dalle case della Notte verso la luce. Alla porta dei sentieri della Notte e
del Giorno le fanciulle persuadono la Dikê a consentire il passaggio del mortale,
per la strada maestra che lo porta, infine, al cospetto di una dea innominata o Verità, la quale, accogliendolo benevolmente, così gli rivolge la rivelazione: giovane, tu che, compagno di immortali guidatrici,
con le cavalle che ti portano giungi alla nostra dimora,
rallegrati, poiché non un’infausta sorte ti ha condotto a percorrere
questo cammino - infatti esso è fuori dalla via battuta ,
ma legge divina apprenda:
e il solido cuore della Verità ben rotonda
e le opinioni dei mortali, nelle quali non c’è una vera certezza: come le cose che appaiono
bisognava che veramente fossero, essendo tutte in ogni senso: Parmenide. La divinità parmenidea è rivelazione della Verità. Le qualità dinamiche dalla dea della Verità o della Alêtheia si svelano nella sua ontologica disvelatezza
interpretativa rivolta alle cose fenomeniche che appaiono, agli enti della dinamica mondana.
La dea è ciò che si manifesta, si dà o si eventua nella dynamis sublime. Essere è pensare la dinamica sublime: ascolti, quali sono le vie di ricerca che sole si possono pensare:
l’una che “è†e che non è possibile che non sia, è il sentiero della Persuasione, perché si svela la dynamis sublime della Verità, l’altra che “non è†e che è necessario che non sia: questo è un sentiero su cui nulla si apprende: non si può conoscere ciò che non è, perché non è cosa fattibile,
né esprimerlo. Infatti la stessa dynamis è pensare ed essere. La rivelazione della dinamica della Verità, affidata al mythos afferma l’essere, l’altra il nulla che non è; indeterminatezza dinamica dell'eristica solo apparente
giacchè svela l’essere come vera e unica possibilità, e
l’essere che non può non manifestarsi nel pensiero quale fenomeno dinamico esistenzale dell' esserci.
Essere la dynamis o essere la verità dinamica della disvelatezza: to on o to eon indica per un verso l’ente, ciò che è, per altro tutto ciò che è, per
altro ancora significa quanto è immutabile, imperituro e eterno nella realtà, in ciò contrasta l’instabile physis, come cose che pur sono assenti, alla mente siano saldamente presenti, non si può recidere l’essere dal suo essere congiunto con l’essere,
né come disperso dappertutto in ogni senso nel cosmo,
né come raccolto insieme nella dynamis dell’essere, qui:
l’essere to eon è proposto come lo sfondo che accoglie, stringe tutte le cose,
la dinamica che dà significato al molteplice degli enti presenti e assenti, lontani e vicini; l’instabilità dinamica della physis-archê disvela l’assoluta dynamis nell’essere: emarginando il nulla, risolve la problematica del passaggio dal nulla all’essere o della transcendenza dinamica
dall’essere al nulla o dispersione e concentrazione dell’essere nel cosmologia o qualcosa di diverso accanto all’essere, un non-essere quale entità fenomenica di modelli cosmogonici.
In relatività con l'epistemica cosmica dell’essere in relazione con Senofane, il quale contrappone al
politeismo e antropomorfismo un monoteistico incentrato sulla singolarità dell'essere e divinità della mondità nei segni dell’essere. È necessario il dire e il pensare che l’essere sia: infatti l’essere è,
il nulla non è: vi esorto alla contemplatezza, da questa prima via di ricerca si deve essere in lontananza,
ma anche da quella su cui gli esseri che nulla sanno
vanno errando: è l’incertezza che guida una dissennata mente, si è trascinati, sordi e ciechi , sbalorditi e senza giudizio,
dai quali essere e non-essere sono considerati la medesima cosa e non sono la medesima cosa, e perciò di tutte le cose c’è un cammino reversibile. Infatti, questo non potrà mai imporsi: che siano le cose che non sono!
Ma da questa via di ricerca allontana il pensiero,
né l’abitudine, nata da numerose esperienze, su questa via forzi
a muovere l’occhio che non vede, l’orecchio che rimbomba
e la lingua, ma con la ragione giudica la prova molto discussa
che è stata dinamicamente disvelata nella sua
consistenza ontologica.
È la dea della verità che soggiorna senza eclisse, senza tramonto che svela la purezza dell'essere in luce con il tramonto senza mai più coniugare essere e nulla, o
la follia dell' essere in interagenza con il non-essere.
Eraclito dissolve quell'eristica fenomenica o epistemica nella relatività dinamica della physis che si dà alla luce e non si disvela, come la dea aleteia dell’essere:
che è l’essere ingenerato e imperituro,
è un intero nel suo insieme, immobile e senza fine.
Né una volta era, né sarà, perché è ora insieme tutto quanto,
singolarità dinamica continua. Quale origine della dynamis?
Dal non-essere o dal nulla non è consentito
né dirlo né pensarlo, perché non è possibile né dire né pensare
che non sia la dynamis dell'esserci. Quale eventualità lo avrebbe mai costretto a nascere, dopo o prima, se derivasse dal nulla? Perciò è fenomeno che sia , o non sia per nulla.
E dall’essere dynamis che insorgerà
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Discussione in 'Chiacchiere su tutto il resto!' iniziata da gpdimonderose, 2 Giu 2008.
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