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Protesta studenti universitari

Discussione in 'Chiacchiere su tutto il resto!' iniziata da pietro_91, 16 Ott 2008.

Status Discussione:
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  1. Marco_Bertini

    Marco_Bertini Nuovo Utente

    Squadra:
    Dopolavoro Ferroviario Viareggio
    Spesso chi è sciocco fra quei banchi, rimane sciocco per il resto della sua vita...
     
  2. cagnes

    cagnes Dio ci salvi dai politici

    Categoria Atleta:
    Fuori Quadro
    Questa estate sono andato, fra l'altro, a Copenhagen.
    Sapete quanto costa l'università in questa citta? 500 euro al mese (al cambio corona-euro).
    Qualcuno dirà "... costa veramente molto!".
    Fortunatamente ero in compagnia di una coppia (italiana lei, di Copenhagen lui) che mi hanno spiegato bene la situazione.
    Vi sembrano molto 500 euro? Ebbene questi soldi sono esattamente quelli che L'UNIVERSITA' DA' AGLI STUDENTI PER FREQUENTARE.
    Ebbene si, per 6 anni l'università PAGA gli studenti per frequentare. Dopo 6 anni, se non hai finito, te la devi cavare tu.
    Sei studentessa e hai figli? Presso tutte le università c'è una nursery dove portarli e.....preferisco non continuare per non farvi sentire come mi sono sentito io al ritorno in Italia.
    Perchè fanno questo? Perchè vogliono una società colta e soprattutto giovane, snella e che pensa bene e in fretta.
    I ricercatori sono contesi e coccolati.
    Fate come me un parallelismo con il nostro amato (???????) Stato italiano e con i nostri amati (????????????????????????????????) politici.
     
  3. Master Xanto

    Master Xanto Campione in erba

    Ma che stai dicendo.... cito dalla legge 133 " il fondo per il finanziamento ordinario delle università, e’ ridotto di 63,5 milioni di euro per l’anno 2009, di 190 milioni di euro per l’anno 2010, di 316 milioni di euro per l’anno 2011, di 417 milioni di euro per l’anno 2012 e di 455 milioni di euro a decorrere dall’anno 2013 ", inoltre le università potranno essere trasformate in fondazioni e quindi finanziate dai privati. Non capisco poi perchè c' è ancora qualcuno che parla degli sprechi e delle baronie nell' università, sono d' accordo tutti sul fatto che ci sono, ma il problema non si risolve mica tagliando i fondi, non parliamo poi della ricerca che è meglio....
     
  4. andras

    andras Utente Noto

    Nome e Cognome:
    Riccardo Belli
    Categoria Atleta:
    4a Cat.
    Squadra:
    T.T. MONDOVI'
    E' verissimo all'estero le cose vanno in modo totalmete diverso ma tutto parte proprio dai professori e dal modo in cui vengono "investite" e capacità degli studenti.
    Io ho fatto l'erasmus prima in Belgio (stage tecnico) e poi in Francia (parte pratica).
    Il rapporto con i professori così come con le istituzioni universitarie è veramente a misura di studente ci si rende subito conto che in un certo senso sei rispettato come "investimento", si respira nell'aria il fatto che che il sistema "conta su di te".(più in Belgio che in Francia a dire la verità)
    Da noi sei un numero che paga la rata grazie alla quale l'università tira avanti.
    Si possono fare tantissimi discorsi (molti giusti e comprensibili )su cosa sia giusto o sbagliato ma alla fine la differenza la fanno i soldini e l'unico modo per migliorare il servizio è obbligare il sistema a produrre risultati pratici che diano risultati anche economici.
    Se guardiamo all'estero non si possono non prendere come spunto le università americane che funzionano proprio sul sistema di investire sugli studenti per poi "guadagnare sul loro lavoro" (detta in modo molto semplificato e banale) certo l'università diventerebbe + competitiva e sicuramene ci sarebbe da recriminare sull'eguaglianza del diritto allo studio
    ma la botte piena e moglie ubriaca non vanno d'accordo, quindi se si vuole migliorare la qualità del servizio la strada è questa altrimenti ci si tiene la nostra università con tutte le sue pecche (compreso il fatto che se tagliano i fondi va a bagno) e chi vuole fare il salto di qualità e ne ha le possibilità và a studiare all'estero.
     
  5. Admiral Nelson

    Admiral Nelson Utente Attivo

    Squadra:
    A.I.C.S. Sestese
    Il fatto invece e' questi articoli della 133 toccano tutti quanti, in quanto attaccano (e in modo irreversibile) un principio fondamentale (secondo me) della nostra societa', cioe' quello dell'istruzione pubblica. Poi parli di "baronie" e di varie cose che non vanno. In questi giorni si sente un sacco di gente riempirsi la bocca con questa parola ed io mi sono proprio rotto di sentirmi dare del barone da gente che non sa nemmeno di cosa parla. Io faccio un carico didattico paragonabile a quello dei miei colleghi stranieri faccio ricerca, seguo studenti per la tesi di laurea o di dottorato. Faccio ricevimento "continuo", faccio esami anche ad agosto e potrei continuare a lungo con la serie dei mie "privilegi", che vengono (tra l'altro) pagati da uno stipendio che ' circa la meta' di quello dei miei colleghi delle universita' straniere che citi ad esempio. Come me la stragrande maggioranza dei colleghi. Stiamo aspettando da anni una riforma dell'universita' che ci aiuti a mettere nell'angolo i veri baroni (che, statene tutti certi, in questi giorni non sono nelle strade con noi a fare lezione), ma , per l'ennesima volta, ditemi in quale punto della 133 c'e' qualcosa che vada in questa direzione. Se vogliamo parlare dei mali dell'universita', con me si sfonda una porta aperta, perche' li vivo "dall'interno". Qui pero' si stava parlando della protesta nata dalla legge 133, e mi sembra che, chi e' contrario, non porti alla discussione nessun argomento pertinente, ma si limiti a citare (tra l'altro in modo vago) mali ben noti dell'universita'.
    - - -
    Questo e' sbagliato e molto pericoloso, ed uno dei problemi a cui si andrebbe incontro se i privati entrassero nelle universita'. Potrei citare decine di esempio per mostrare come tutti noi usiamo oggi oggetti e tecnologie che sono frutto di "ricerca di base" e, spesso, di studi fatti magri nel secolo scorso. La ricerca finalizzata non arriva da nessuna parte. Se i nostri antenati avessero pensato in questo modo, oggi (ad esempio) non potrebbe fare una TAC o non esisterebbe internet, o gran parte dei medicinali che usiamo non ci sarebbero.
    Ecco un'altro errore madornale. E' mai possibile che, anche chi come te ha avuto esperienze di studio all'estero, non capisca che questi modelli non sono "esportabili" in blocco? Il modello americano a me piace, ma qui non potra' mai funzionare per questioni "culturali". Intanto i privati italiani non hanno la capacita' e la visione strategica per finanziare l'universita'. Non esiste un solo centro di ricerca privato degno di questo nome in Italia, mentre negli Stati Uniti, tanto per fare un esempio, i laboratori della AT&T o della Bell, hanno studiosi che i migliori istituti universitari gli invidiano. E, se vai a guardare le loro pubblicazioni, vedrai che non c'e' nulla di "immediatamente applicabile" in quello che studiano.
    Ci sono altri punti piu' tecnici che mostrano come il modello statunitense non possa essere esportato in blocco, ma non voglio annoiarvi con questi.
    L'universita' italiana ha grandi potenzialita'. Produce persone di alto livello ( basta vedere come i nostri studenti non abbiano problemi ad entrare nei programmi di dottorato in universita' straniere) ed ha docenti preparati, quotati e che lavorano molto. Si puo' avere, come dici tu, la botte piena e la moglie ubriaca, basta fare come tutti i paesi civili:investire in cultura istruzuione e ricerca, e levarci di torno la zavorra dei "baroni".

    Su questo sono in completo disaccordo. Come professore io VOGLIO che a tutti sia data la possibilita' di esprimere le proprie capacita'. Qui si parla tanto di "merito" e poi mi si viene a dire che "chi ne ha la possibilita'" puo' andare a studiare all'estero. Quindi il "merito" e' solo quello di avere una famiglia ricca alle spalle?
    Io voglio selezionare i miei studenti in base alle loro capacita'. Di quanti soldi abbiano non me ne importa davvero nulla. Una volta entrati nel mio dipartimento gli studenti sono tutti uguali (e mi piacerebbe lo fossero anche fuori dal dipartimento) ed io li giudico (dal punto di vista scientifico) solo sulla base delle loro capacita'. Questo e' quello che e' successo a me e questo vorrei potesse continuare a succedere.
     
  6. andras

    andras Utente Noto

    Nome e Cognome:
    Riccardo Belli
    Categoria Atleta:
    4a Cat.
    Squadra:
    T.T. MONDOVI'
    Pe prima cosa ti chiedo scusa, il mio attacco ai professori che usano in modo anche improprio la loro cattedra non era un attacco a tutti i prof. ci mancherebbe altro, e però innegabile che tali situazioni esistono e che nessuno(a parte poche iniziative isolate) si è mai sognato di fare una protesta seria, di denuncia, verso tali sopprusi.
    Sulle altre questioni tu conosci meglio il sistema dato chen lo vivi tutti i giorni, mentre io ne sono fuori da circa 8 anni ma ti assicuro che vista da fuori con l'occhio di chi paga i contributi (e anche tanti) la protesta per strada con tutti gli episodi + o meno voluti e/o provocati di inciviltà e non-senso civico non attira per nulla consenso.
    Inoltre ti faccio notare che nessuno ha mai fatto presente che cosa si è realizzato di veramente tangibile con i contributi alle università, mettendo insieme le 2 cose ne viene fuori un quadro (voglio credere e sperare sbagliato) che tutti i soldi dei contribuienti siano stati spesi per la maggior parte allo scopo di mantenere strutture che NON funzionano + o meno come il 90% delle strutture pubbliche in talia.
    Sono d'accordo con te che garantire a tutti il diritto allo studio sia toricamente giustissimo ma a che prezzo.
     
  7. Admiral Nelson

    Admiral Nelson Utente Attivo

    Squadra:
    A.I.C.S. Sestese
    Non ti preoccupare, nessun problema :)

    Caro Andras
    il motivo principale dell'apparente inerzia verso il malcostume che c'e' nell'accademia, e' che spesso non si hanno modi concreti per agire.
    Ad esempio tutti sappiamo che molti concorsi sono "poco trasparenti" ma, nonostante siano in corso diverse inchieste, non sara' facile provare che l'esito del concorso e' stato ingiusto, proprio perche' la valutazione di titoli scientifici non si puo' fare (del tutto) sulla base di parametri misurabili. Cose come il "citation index", numero di lavori etc.. possono aiutare ma spesso sono fuorvianti. Faccio un esempio che
    riguarda Nash, premio nobel per l'economia, ma in realta' matematico (quello di "a beautiful mind"). Nash e' una delle menti piu' profonde del nostro tempo (anche se, quando gli parli, non sembra ;)) ma ha prodotto pochissimi lavori, tra l'altro in campi molto diversi della matematica. Ovviamente si parla di risultati di importanza fondamentale ma, una delle battute che gira tra di noi, e' che Nash non potrebbe vincere un posto da professore in Italia perche' la commissione (se poco onesta) direbbe che i lavori presentati sono pochi e "poco omogenei" :nono:. Quindi la "copiosita'" della produzione scientifica e' un parametro importante ma non decisivo, perche' , tra uno studioso mediocre con grande produzione (e' molto facile produrre articoli se studi cose "facili") e Nash, ci farebbe scegliere il primo :eek:
    Vedo che sono un po' uscito dal tema, ma era per dire che, in tutto cio' che riguarda la ricerca , c'e' una "zona franca" in cui la liberta' che le persone devono avere per esercitare i loro compiti (ad esempio valutare un candidato) viene usata in modo fraudolento senza che questa frode possa essere perseguita.
    Volevo poi dire che non e' vero che le universita' italiane funzionano male. E' vero che potrebbero funzionare meglio ma, vista l'attenzione che tutti i governi recenti ci hanno dedicato, e' sorprendente come si ottengano questi risultati. Un parametro indicativo e', come diveco prima, il fatto che gli studenti italiani riescano facilmente ad entrare nei programmi di dottorato all'estero. E' sintomo del fatto che sono ben preparati. La cosa che mi deprime e' il fatto di dover consigliare ai miei studenti di andare fuori a fare il PhD. Non perche' non gli faccia bene un'esperienza in altre strutture, ma perche' e' il solo modo , per loro, di avere una possibilita' di continuare (se abbastanza bravi) a fare ricerca.
    Una cosa che invece devo dire e' che, in molti corsi di laurea, non c'e' molta attenzione verso gli studenti ed i loro diritti. Questa pessima abitudine (in larga parte prerogativa dell'universita' italiana) dovrebbe finire ma, anche noi che viviamo la cosa da dentro, abbiamo armi spuntate per affrontare queste situazioni.
    I benefici della ricerca e, piu' in generale, di un paese con un grado diffuso di conoscenza-cultura-istruzione, sono impagabili. I frutti della ricerca di base sono intorno a noi in ogni momento della nostra vita, ma non ce ne accorgiamo, perche' sono mascherati sotto le spoglie di oggetti/tecnologie che ci sembra naturale avere. Sarebbe interessante prendere uno qualunque di questi oggetti ed analizzarlo. Ci accorgeremmo che funziona grazie a secoli di studi e di ricerca di base. La ricerca di base di oggi, potrebbe trovare (ed in genere trova) applicazioni sorprendenti domani (o forse dopodomani ;))
     
  8. giap

    giap Utente

    Categoria Atleta:
    Non Tesserato
    Forse lo conoscete già:

    "Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza.
    Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito?
    Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali.
    C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata.
    Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi.
    Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private.
    Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere.
    Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d'occhio i cuochi di questa bassa cucina. L'operazione si fa in tre modi: ve l'ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico."

    Piero Calamandrei - discorso pronunciato al III Congresso in difesa della
    Scuola nazionale a Roma l'11 febbraio 1950
     
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