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Protesta studenti universitari

Discussione in 'Chiacchiere su tutto il resto!' iniziata da pietro_91, 16 Ott 2008.

Status Discussione:
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  1. Admiral Nelson

    Admiral Nelson Utente Attivo

    Squadra:
    A.I.C.S. Sestese
    Caro Giorno
    l'argomento e' molto complesso e sarebbe piu' facile trattarlo di persona, in modo che ai vari dubbi e domande che abbiamo si potesse rispondere senza la mediazione del forum. Il tuo messaggio e' molto lungo e pieno di domande interessanti. Provero' a rispondere ai vari punti, cercando di non altarne nessuno

    La situazione economica di molti atenei (il mio tra questi) e' drammatica, e certamento non solo per gli scarsi finanziamenti. Firenze ha gia' tentato la strada di aumentare le tasse universitarie, ma un ricorso ha fermato la manovra. Non serve essere veggenti per immaginare che, tra la bancarotta e la possibilita' di aumentare le entrate in modo "facile", la scelta sara' per la seconda opportunita'.

    Hai detto giustamente che le lezioni sono pubbliche. D'altra parte occorre pagare chi le tiene, gli amministrativi e il personale tecnico, il personale delle pulizie, il riscaldamento dei locali etc..
    Questo costi necessari perche' il "prodotto finale" possa essere fruito, sono a carico degli atenei. Il pezzo di carta non e' altro che la certificazione dell'aver seguito con successo un corso di studi. Personalmente (sono un po' un eretico) sono per l'abolizione del valore legale del titolo di studio, ma credo che non possa essere sostituito. En semplice esempio e' questo: se mi devo far operare da ubn chirurgo, ci tengo a sapere che ha seguito con successo degli studi nel settore. Poi, a seconda di dove ha preso la laurea, decidero' se farmi operare o se cambiare medico.

    Su questo non sono daccordo. Il merito riguarda le capacita' dello studente. Resto convinto che anche studenti meno "capaci" abbiano il diritto all'istruzione superiore. Il "titolo" (ovviamente) non e' un diritto ma deve essere guadagnato. Nella mia esperienza ho ricordi quasi "commoventi" di studenti non particolarmente dotati, ma con una voglia di imparare enorme. Non mi sembrerebbe giusto negare a queste persone la possibilita' di compiere studi superiori.

    Come dicevo prima nessuno puo' fare previsioni certe ma, lavorando nel "settore" ormai da molti anni, potrei scommettere una discreta somma sul fatto che questo non accadrebbe. Per quello che riguarda i "vagabondi", questo credo sia un fatto interno alle famiglie e non mi pare che debba essere lo Stato a intervenire in queste che sono dinamiche interne alle varie famiglie .


    Questa e' un'osservazione giusta. Dato che hai letto la 133 (fatto ammirevole, dato che sono quasi 200 pagine) avrai visto che uno degli articoli riguarda il decurtamento del Fondo di Finanziamento Ordinario. Questo FFO e' la cifra che l'ateneo riceve dallo stato e col quale deve pagare TUTTO (personale, riscaldamento, carta igenica etc...). Ora fai finta di essere l'universita' di Firenze. Nel 2010 non ci saranno piu' i soldi per pagare gli stipendi (anche a causa del forte decurtamento del FFO). A questo punto la 133 ti offre una soluzione:diventa fondazione. Cosa credi succedera'? Scommetto che diventeremo fondazione. Quindi e' vero che non c'e' alcun obbligo, ma i tagli previsti in altri articolo forzano gli atenei in questa direzione.

    L'ultima tua osservazione e' molto importante. Quello che accade negli USA e' molto interessante ma non "esportabile". La cultura degli imprenditori americani in fatto di ricerca, non e' minimamente comparabile con quella della classe imprenditoriale italiana. Grandi aziende americane hanno centri di ricerca di BASE , che fanno invidia ai migliori dipartimenti del mondo. Da noi sento solo parlare di ricerca finalizzata. Questo prova la miopia di queste persone. Se la classe imprenditoriale italiana fosse interesata alla ricerca, avrebbe avuto modo di dimostrarlo, ma fino ad ora ho visto solo esempi sporadici. Entrare nel consiglio di amministrazione di una fondazione universitaria ha, per i privati, un appeal notevole. Si mettono le mani su patrimoni immobiliari notevoli, si puo' iniziare a decidere linee di ricerca (che vista la miopia di cui sopra porterebbero a risultati disastrosi) e, cosa assai pericolosa, si puo' lavorare per tornare ad una selezione di classe. Queste cose non vanno sottovalutate, erano nel programma di una allegra loggia massonica, di cui molti si sono scordati.
    Io non so se sono stato esauriente (immagino di no) ma sono pronto a chiarire qualsiasi altro punto. Vorrei pero' , per l'ennesima volta, invitare gli amici che leggono questi messaggi, a meditare sul disegno dietro a questi provvedimenti. Al di la' di tutte le cose che possono (e anzi devono) essere cambiate nel settore dell'istruzione, la vera discriminante per cui oggi lottiamo e quella tra il libero accesso all'istruzione, o l'accesso limitato dal censo.
    Questo e' un argomento che sento molto e forse, proprio per questo, alle volte trascendo. Me ne scuso con chi legge, sperando pero' nella sua comprensione
     
  2. Luigi79

    Luigi79 Martellatore

    Categoria Atleta:
    4a Cat.
    Squadra:
    Nessuna :(
    Non ce la faccio, mi devo proprio sfogare

    No, non diventeranno come quelle americane, perchè in Italia non abbiamo l'economia americana e non abbiamo le industrie che investono nell'università, pubblica o privata che sia. Quello che si avrà in Italia è la chiusura di molti atenei, rimarranno la LUIS, la Bocconi (che sono già private, ma dovranno alzare la retta perchè il taglio riguarda anche loro), forse il politecnico di Torino e quello di Milano. Non molto di più.

    quello che dici è veramente una cosa sciocchina, perchè tu puoi sapere fare tante cose, me se nel CV scrivi che hai seguito tutti i corsi di ingegneria, io un palazzo non te lo faccio fare. O preferisci farti curare da un medico che ha seguito tutti i corsi di medicina?

    Certo, come no, e chi dovrebbe pagare le borse di studio per i meritevoli? E poi caro Giorno, si puo' parlare quanto vuoi di ottimizzare il mondo dell'università, peccatto non sia quello che la legge cerca di fare, la legge taglia e basta, punto!

    Perchè l'università già fa dei salti mortali per andare avanti oggi, figurati con metà dei fondi
    A volte penso che non ci rendiamo conto di un piccolissimo particolare: l'università GIA' collabora con il mondo dell'industria, molta ricerca universitaria è finanziata GIA' da privati, perchè l'Italia GIA' passa una miseria alle università (andatevi a guardare quanto spende la Francia o la Germania in percentuale di PIL)
    - - -
    I professori sono d'accordissimo con tutto quello che dici, infatti quello che amareggia di più è che sono tagli indiscriminati, fatti a tutti, senza alcun concetto di merito.
     
  3. Giorno

    Giorno Amministratore Staff Member

    Nome e Cognome:
    Li trovi in firma
    Categoria Atleta:
    4a Cat.
    Squadra:
    EverPing ASD
    Ringrazio Admiral Nelson e Luigi per le risposte

    Luigi forse esageri un po' sul fatto che possano sopravvivere solo 4 università. In un più suo mio discorso sciocchino è ovvio che neanche io mi faccio costruire la casa da uno che ha solo seguito le lezioni e non è stato "certificato", ma io intendevo altro... ovvero il diritto all'istruzione o meglio alla "conoscenza".

    Sul fatto dei finanziamenti privati che ci sono già penso che lo stato si aspetti un aumento, mi pare che siano stati inseriti incentivi per i privati che finanziano le fondazioni (mi pare di averlo letto proprio nella 133)

    p.s. Admiral non l'ho letta tutta! anche perchè in tanti casi ci sono troppi rimandi a leggi e articoli, piano piano me la spulcio tutta per comprendere quel che posso capire :D

    per quanto ci si impegni a restare seri su certi argomenti c'è sempre qualcuno in cerca di "rimproveri telematici forumistici", quest'oggi il vincitore è distefanoroby. Complimenti hai vinto un'infrazione da 3 punti e la cancellazione del tuo messaggio.
     
  4. term

    term Utente

    Squadra:
    S.Espedito
    Il problema è che facendo diventare le università fondazioni di diritto privato in primo luogo si va contro la costituzione e a ledere quello che è il diritto allo studio. In secondo luogo le tasse universitarie hanno dei limiti stabiliti dalla legge ma le fondazioni di diritto privato no...quindi è ovvio che si andrebbe a pagare 5/6 mila euro l'anno e non di tasse ma di "quota d'iscrizione"...le tasse sono altre cose che non sto qua a spiegarvi. La ricerca sarebbe monopolizzata dai finanziatori...che naturalmente sarebbero grandi impresari farmaceutici (gli unici con i soldi)...e non si puo su una cosa cosi importante fare un decreto legge...questo governo abusa dei decreti d'urgenza per evitare il dibattito democratico in parlamento su temi in cui è evidente l'esistenza di una forte opposizione sociale e di noi studenti. Non aggiungo altri dettagli giuridici....ma veramente è una vergogna.
     
  5. andras

    andras Utente Noto

    Nome e Cognome:
    Riccardo Belli
    Categoria Atleta:
    4a Cat.
    Squadra:
    T.T. MONDOVI'
    Ma qualncuno ha letto la legge?:teach:
    E' stato tutto strumentalizzato, peccato che i nostri studenti si facciano abbindolare, solo questo basta a dire che bisognerebbe cambiare molto di più di quello riportato nella legge!
    Fra l'altro sulle università non c'è nulla!
    E da laureato dal lontano 2000 credo che bisognerebbe intervenire su moooooooooolte cose!
     
  6. Tsunami!

    Tsunami! Moderatore mercatino Staff Member

    Categoria Atleta:
    5a Cat.
    Squadra:
    ASDTT tennistavolo Parabiago
    eccone n'altro...
    anche tu schiavo della tv di regime, eh ?
    Piergiorgio
     
  7. Admiral Nelson

    Admiral Nelson Utente Attivo

    Squadra:
    A.I.C.S. Sestese
    Non ti preoccupare, ogni tanto divento logorroico :rolleyes:
    Invece vorrei ringraziarti per i tuoi interventi. Mostrano come si possa discutere civilmente e parlando della sostanza delle cose. Troppo spesso, in questi giorni, mi tocca argomentare con persone che non hanno niente da opporre se non frasi fatte e luoghi comuni. Tu hai proposto alcune tue riflessioni (secondo me molto ragionevoli) e, su queste abbiamo parlato. Se tutti fossero cosi' questo paese sarebbe un posto migliore.
    - - -
    Praticamente tutti i miei studenti hanno letto la legge. Tu forse la hai letta in modo affrettato ma, quando la leggerai di nuovo, ti accorgerai che di universita' se ne parla. Per facilitarti il compito di consiglio di andare direttamente all'Art. 16 e all'art. 66.
    Sul fatto che l'universita' (e non solo quella) andrebbe riformata, siamo tutti daccordo. Peccato che la legge 133 non contenga alcuna riforma.
     
  8. Tsunami!

    Tsunami! Moderatore mercatino Staff Member

    Categoria Atleta:
    5a Cat.
    Squadra:
    ASDTT tennistavolo Parabiago
    Parlando di Giorno dici :
    che sia deformazione professionale (la sua) ? :king::D:D:D:clap:
    ciao
    Piergiorgio
     
  9. pietro_91

    pietro_91 Chinese inside

    Categoria Atleta:
    4a Cat.
    Squadra:
    T.T. Perugia
    Ho letto con piacere le vostre argomentazioni, indignazioni e proteste nei confronti di una manovra, quella che integra i due decreti tremonti e gelmini, atta a minare le fondamente della nostra istruzione pubblica e ancor di più dell'alta formazione e della ricerca. Lo scopo con cui era nato questo post non era solo quello di "sensibilizzare", termine che si sente spesso in questi contesti di scioperi e manifestazioni, quanto proporre una forma di protesta alternativa, più radicale e con l'ovvio obiettivo di essere più efficace. La possibilità di dire no è un segno di democrazia da parte di un paese, anche se in realtà anni e anni di rivolta hanno in primis perso di credibilità e soprattutto hanno, alla stegua dei batteri che si adattano all'antibiotico e per selezione naturale danno luogo a batteri più resistenti, creato una classe politica impermeabile a questo tipo di protesta. Inoltre dire no è di per sè riduttivo, sbrigativo e spesso tali iniziative hanno una così grande adesione perchè si esauriscono rapidamente e perchè assumono quasi il connotato d'una festa popolare.
    Ho l'impressione che qui per protestare ci vogliano due cose:
    1)controproposte commisurate alle nostre possibilità economiche;
    2) uno strumento di protesta più a lungo termine, che non faccia necessariamente eco mediatico, ma che mini realmente alle basi la nostra classe politica: chiamatelo ricatto, boicottaggio, protesta silenziosa, in ogni caso una forma di sacrificio da parte del danneggiato che danneggi anche la classe politica, un modo più intelligente di avere peso politico

    Fuori luogo gli scioperi e le occupazioni, nuociono solo agli studenti. Vogliamo sensibilizzare? Sensibilizziamo, ci mancherebbe altro. Ma una volta sensibilizzati tutti? Alla meno peggio, al momento del voto, si cambierà partito, con risultati, perdonate il pessimismo, che penso sarebbero ad ogni modo discutibili. Per giungere alla fine del discorso, vi faccio due domande, con la consapevolezza che una risposta non può prescindere da una decente conoscenza dell'attuale situazione:

    1) a cosa tengono i nostri politici? cosa abbiamo in mano che a loro interessa e di cui li possiamo privare?

    2) Vogliamo la meritocrazia (noi). Come e a chi possiamo denunciare le ingiustizie e le baronie che tutti conoscono, che ci circondano, di cui i politici sproloquiano senza fare mai riferimenti a persone dirette, forse per paura che i baroni siano lì per ovvi agganci politici?
     
  10. andras

    andras Utente Noto

    Nome e Cognome:
    Riccardo Belli
    Categoria Atleta:
    4a Cat.
    Squadra:
    T.T. MONDOVI'
    certo strumentalizzato dalla terribile tv di regime vero?
    Li hanno messi loro i bambini delle elementeri con i cartelli adosso in mezzo ad un corteo?
    E poi scusa ma sulle università che sono delle baronie senza senso da quanto tempo si sà? pieno di studenti che scioperano e fanno cortei per farlo notare dai media vero? Adesso invece per una riforma che praticamente (almeno per ora) non li tocca, "tutti" in piazza con cortei/risse bandiere ecc..
    E non mi dire che gli studenti delle superiori che scioperano sanno xchè lo fanno, ci siamo passati tutti fra quei banchi.

    P.S. quoto al 100% Pietro 91
     
  11. Marco_Bertini

    Marco_Bertini Nuovo Utente

    Squadra:
    Dopolavoro Ferroviario Viareggio
    Spesso chi è sciocco fra quei banchi, rimane sciocco per il resto della sua vita...
     
  12. cagnes

    cagnes Dio ci salvi dai politici

    Categoria Atleta:
    Fuori Quadro
    Questa estate sono andato, fra l'altro, a Copenhagen.
    Sapete quanto costa l'università in questa citta? 500 euro al mese (al cambio corona-euro).
    Qualcuno dirà "... costa veramente molto!".
    Fortunatamente ero in compagnia di una coppia (italiana lei, di Copenhagen lui) che mi hanno spiegato bene la situazione.
    Vi sembrano molto 500 euro? Ebbene questi soldi sono esattamente quelli che L'UNIVERSITA' DA' AGLI STUDENTI PER FREQUENTARE.
    Ebbene si, per 6 anni l'università PAGA gli studenti per frequentare. Dopo 6 anni, se non hai finito, te la devi cavare tu.
    Sei studentessa e hai figli? Presso tutte le università c'è una nursery dove portarli e.....preferisco non continuare per non farvi sentire come mi sono sentito io al ritorno in Italia.
    Perchè fanno questo? Perchè vogliono una società colta e soprattutto giovane, snella e che pensa bene e in fretta.
    I ricercatori sono contesi e coccolati.
    Fate come me un parallelismo con il nostro amato (???????) Stato italiano e con i nostri amati (????????????????????????????????) politici.
     
  13. Master Xanto

    Master Xanto Campione in erba

    Ma che stai dicendo.... cito dalla legge 133 " il fondo per il finanziamento ordinario delle università, e’ ridotto di 63,5 milioni di euro per l’anno 2009, di 190 milioni di euro per l’anno 2010, di 316 milioni di euro per l’anno 2011, di 417 milioni di euro per l’anno 2012 e di 455 milioni di euro a decorrere dall’anno 2013 ", inoltre le università potranno essere trasformate in fondazioni e quindi finanziate dai privati. Non capisco poi perchè c' è ancora qualcuno che parla degli sprechi e delle baronie nell' università, sono d' accordo tutti sul fatto che ci sono, ma il problema non si risolve mica tagliando i fondi, non parliamo poi della ricerca che è meglio....
     
  14. andras

    andras Utente Noto

    Nome e Cognome:
    Riccardo Belli
    Categoria Atleta:
    4a Cat.
    Squadra:
    T.T. MONDOVI'
    E' verissimo all'estero le cose vanno in modo totalmete diverso ma tutto parte proprio dai professori e dal modo in cui vengono "investite" e capacità degli studenti.
    Io ho fatto l'erasmus prima in Belgio (stage tecnico) e poi in Francia (parte pratica).
    Il rapporto con i professori così come con le istituzioni universitarie è veramente a misura di studente ci si rende subito conto che in un certo senso sei rispettato come "investimento", si respira nell'aria il fatto che che il sistema "conta su di te".(più in Belgio che in Francia a dire la verità)
    Da noi sei un numero che paga la rata grazie alla quale l'università tira avanti.
    Si possono fare tantissimi discorsi (molti giusti e comprensibili )su cosa sia giusto o sbagliato ma alla fine la differenza la fanno i soldini e l'unico modo per migliorare il servizio è obbligare il sistema a produrre risultati pratici che diano risultati anche economici.
    Se guardiamo all'estero non si possono non prendere come spunto le università americane che funzionano proprio sul sistema di investire sugli studenti per poi "guadagnare sul loro lavoro" (detta in modo molto semplificato e banale) certo l'università diventerebbe + competitiva e sicuramene ci sarebbe da recriminare sull'eguaglianza del diritto allo studio
    ma la botte piena e moglie ubriaca non vanno d'accordo, quindi se si vuole migliorare la qualità del servizio la strada è questa altrimenti ci si tiene la nostra università con tutte le sue pecche (compreso il fatto che se tagliano i fondi va a bagno) e chi vuole fare il salto di qualità e ne ha le possibilità và a studiare all'estero.
     
  15. Admiral Nelson

    Admiral Nelson Utente Attivo

    Squadra:
    A.I.C.S. Sestese
    Il fatto invece e' questi articoli della 133 toccano tutti quanti, in quanto attaccano (e in modo irreversibile) un principio fondamentale (secondo me) della nostra societa', cioe' quello dell'istruzione pubblica. Poi parli di "baronie" e di varie cose che non vanno. In questi giorni si sente un sacco di gente riempirsi la bocca con questa parola ed io mi sono proprio rotto di sentirmi dare del barone da gente che non sa nemmeno di cosa parla. Io faccio un carico didattico paragonabile a quello dei miei colleghi stranieri faccio ricerca, seguo studenti per la tesi di laurea o di dottorato. Faccio ricevimento "continuo", faccio esami anche ad agosto e potrei continuare a lungo con la serie dei mie "privilegi", che vengono (tra l'altro) pagati da uno stipendio che ' circa la meta' di quello dei miei colleghi delle universita' straniere che citi ad esempio. Come me la stragrande maggioranza dei colleghi. Stiamo aspettando da anni una riforma dell'universita' che ci aiuti a mettere nell'angolo i veri baroni (che, statene tutti certi, in questi giorni non sono nelle strade con noi a fare lezione), ma , per l'ennesima volta, ditemi in quale punto della 133 c'e' qualcosa che vada in questa direzione. Se vogliamo parlare dei mali dell'universita', con me si sfonda una porta aperta, perche' li vivo "dall'interno". Qui pero' si stava parlando della protesta nata dalla legge 133, e mi sembra che, chi e' contrario, non porti alla discussione nessun argomento pertinente, ma si limiti a citare (tra l'altro in modo vago) mali ben noti dell'universita'.
    - - -
    Questo e' sbagliato e molto pericoloso, ed uno dei problemi a cui si andrebbe incontro se i privati entrassero nelle universita'. Potrei citare decine di esempio per mostrare come tutti noi usiamo oggi oggetti e tecnologie che sono frutto di "ricerca di base" e, spesso, di studi fatti magri nel secolo scorso. La ricerca finalizzata non arriva da nessuna parte. Se i nostri antenati avessero pensato in questo modo, oggi (ad esempio) non potrebbe fare una TAC o non esisterebbe internet, o gran parte dei medicinali che usiamo non ci sarebbero.
    Ecco un'altro errore madornale. E' mai possibile che, anche chi come te ha avuto esperienze di studio all'estero, non capisca che questi modelli non sono "esportabili" in blocco? Il modello americano a me piace, ma qui non potra' mai funzionare per questioni "culturali". Intanto i privati italiani non hanno la capacita' e la visione strategica per finanziare l'universita'. Non esiste un solo centro di ricerca privato degno di questo nome in Italia, mentre negli Stati Uniti, tanto per fare un esempio, i laboratori della AT&T o della Bell, hanno studiosi che i migliori istituti universitari gli invidiano. E, se vai a guardare le loro pubblicazioni, vedrai che non c'e' nulla di "immediatamente applicabile" in quello che studiano.
    Ci sono altri punti piu' tecnici che mostrano come il modello statunitense non possa essere esportato in blocco, ma non voglio annoiarvi con questi.
    L'universita' italiana ha grandi potenzialita'. Produce persone di alto livello ( basta vedere come i nostri studenti non abbiano problemi ad entrare nei programmi di dottorato in universita' straniere) ed ha docenti preparati, quotati e che lavorano molto. Si puo' avere, come dici tu, la botte piena e la moglie ubriaca, basta fare come tutti i paesi civili:investire in cultura istruzuione e ricerca, e levarci di torno la zavorra dei "baroni".

    Su questo sono in completo disaccordo. Come professore io VOGLIO che a tutti sia data la possibilita' di esprimere le proprie capacita'. Qui si parla tanto di "merito" e poi mi si viene a dire che "chi ne ha la possibilita'" puo' andare a studiare all'estero. Quindi il "merito" e' solo quello di avere una famiglia ricca alle spalle?
    Io voglio selezionare i miei studenti in base alle loro capacita'. Di quanti soldi abbiano non me ne importa davvero nulla. Una volta entrati nel mio dipartimento gli studenti sono tutti uguali (e mi piacerebbe lo fossero anche fuori dal dipartimento) ed io li giudico (dal punto di vista scientifico) solo sulla base delle loro capacita'. Questo e' quello che e' successo a me e questo vorrei potesse continuare a succedere.
     
  16. andras

    andras Utente Noto

    Nome e Cognome:
    Riccardo Belli
    Categoria Atleta:
    4a Cat.
    Squadra:
    T.T. MONDOVI'
    Pe prima cosa ti chiedo scusa, il mio attacco ai professori che usano in modo anche improprio la loro cattedra non era un attacco a tutti i prof. ci mancherebbe altro, e però innegabile che tali situazioni esistono e che nessuno(a parte poche iniziative isolate) si è mai sognato di fare una protesta seria, di denuncia, verso tali sopprusi.
    Sulle altre questioni tu conosci meglio il sistema dato chen lo vivi tutti i giorni, mentre io ne sono fuori da circa 8 anni ma ti assicuro che vista da fuori con l'occhio di chi paga i contributi (e anche tanti) la protesta per strada con tutti gli episodi + o meno voluti e/o provocati di inciviltà e non-senso civico non attira per nulla consenso.
    Inoltre ti faccio notare che nessuno ha mai fatto presente che cosa si è realizzato di veramente tangibile con i contributi alle università, mettendo insieme le 2 cose ne viene fuori un quadro (voglio credere e sperare sbagliato) che tutti i soldi dei contribuienti siano stati spesi per la maggior parte allo scopo di mantenere strutture che NON funzionano + o meno come il 90% delle strutture pubbliche in talia.
    Sono d'accordo con te che garantire a tutti il diritto allo studio sia toricamente giustissimo ma a che prezzo.
     
  17. Admiral Nelson

    Admiral Nelson Utente Attivo

    Squadra:
    A.I.C.S. Sestese
    Non ti preoccupare, nessun problema :)

    Caro Andras
    il motivo principale dell'apparente inerzia verso il malcostume che c'e' nell'accademia, e' che spesso non si hanno modi concreti per agire.
    Ad esempio tutti sappiamo che molti concorsi sono "poco trasparenti" ma, nonostante siano in corso diverse inchieste, non sara' facile provare che l'esito del concorso e' stato ingiusto, proprio perche' la valutazione di titoli scientifici non si puo' fare (del tutto) sulla base di parametri misurabili. Cose come il "citation index", numero di lavori etc.. possono aiutare ma spesso sono fuorvianti. Faccio un esempio che
    riguarda Nash, premio nobel per l'economia, ma in realta' matematico (quello di "a beautiful mind"). Nash e' una delle menti piu' profonde del nostro tempo (anche se, quando gli parli, non sembra ;)) ma ha prodotto pochissimi lavori, tra l'altro in campi molto diversi della matematica. Ovviamente si parla di risultati di importanza fondamentale ma, una delle battute che gira tra di noi, e' che Nash non potrebbe vincere un posto da professore in Italia perche' la commissione (se poco onesta) direbbe che i lavori presentati sono pochi e "poco omogenei" :nono:. Quindi la "copiosita'" della produzione scientifica e' un parametro importante ma non decisivo, perche' , tra uno studioso mediocre con grande produzione (e' molto facile produrre articoli se studi cose "facili") e Nash, ci farebbe scegliere il primo :eek:
    Vedo che sono un po' uscito dal tema, ma era per dire che, in tutto cio' che riguarda la ricerca , c'e' una "zona franca" in cui la liberta' che le persone devono avere per esercitare i loro compiti (ad esempio valutare un candidato) viene usata in modo fraudolento senza che questa frode possa essere perseguita.
    Volevo poi dire che non e' vero che le universita' italiane funzionano male. E' vero che potrebbero funzionare meglio ma, vista l'attenzione che tutti i governi recenti ci hanno dedicato, e' sorprendente come si ottengano questi risultati. Un parametro indicativo e', come diveco prima, il fatto che gli studenti italiani riescano facilmente ad entrare nei programmi di dottorato all'estero. E' sintomo del fatto che sono ben preparati. La cosa che mi deprime e' il fatto di dover consigliare ai miei studenti di andare fuori a fare il PhD. Non perche' non gli faccia bene un'esperienza in altre strutture, ma perche' e' il solo modo , per loro, di avere una possibilita' di continuare (se abbastanza bravi) a fare ricerca.
    Una cosa che invece devo dire e' che, in molti corsi di laurea, non c'e' molta attenzione verso gli studenti ed i loro diritti. Questa pessima abitudine (in larga parte prerogativa dell'universita' italiana) dovrebbe finire ma, anche noi che viviamo la cosa da dentro, abbiamo armi spuntate per affrontare queste situazioni.
    I benefici della ricerca e, piu' in generale, di un paese con un grado diffuso di conoscenza-cultura-istruzione, sono impagabili. I frutti della ricerca di base sono intorno a noi in ogni momento della nostra vita, ma non ce ne accorgiamo, perche' sono mascherati sotto le spoglie di oggetti/tecnologie che ci sembra naturale avere. Sarebbe interessante prendere uno qualunque di questi oggetti ed analizzarlo. Ci accorgeremmo che funziona grazie a secoli di studi e di ricerca di base. La ricerca di base di oggi, potrebbe trovare (ed in genere trova) applicazioni sorprendenti domani (o forse dopodomani ;))
     
  18. giap

    giap Utente

    Categoria Atleta:
    Non Tesserato
    Forse lo conoscete già:

    "Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza.
    Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito?
    Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali.
    C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata.
    Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi.
    Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private.
    Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere.
    Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d'occhio i cuochi di questa bassa cucina. L'operazione si fa in tre modi: ve l'ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico."

    Piero Calamandrei - discorso pronunciato al III Congresso in difesa della
    Scuola nazionale a Roma l'11 febbraio 1950
     
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