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Estate, tempo di repliche e di lettura.

Discussione in 'Chiacchiere su tutto il resto!' iniziata da eta beta, 27 Lug 2011.

Status Discussione:
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  1. eta beta

    eta beta Pnaftalin Balls

    Categoria Atleta:
    5a Cat.
    Squadra:
    TT Ossola 2000 Domodossola
    D'Estate la tv propone le solite repliche. Sotto l'ombrellone cosa c'é di meglio di una lettura poco impegnativa... magari sull' IPad?

    Allora, in tema di repliche e di lettura vi ripropongo un mio vecchio raccontino, che forse per molti di voi é una novità. Se vi piacerà.. ha un seguito. Buona lettura:


    __________________________________________


    Titolo: La vita corre sul nastro.


    Marco raccolse la pallina da terra e l’appoggiò sul tavolo, sotto la racchetta.
    Mentre si diresse all’angolo dove c’era ad aspettarlo il suo amico Sergio, pensò tra sé: “ Ma non facevo meglio a starmene a casa?”
    Sergio, che quel giorno non poteva giocare per un fastidioso dolore al polso, si era offerto di “fargli da coach”.
    Quel pensiero non lo lasciò per tutto il tempo che Sergio, col suo solito riguardo premuroso, impiegò per dargli i consigli che potè, per raddrizzare la partita che si era messa male.

    “Oh, mi ascolti ?” esclamò Sergio. “Si, si, scusami, guardo altrove ma ti ho sentito” mentì Marco.
    Marco sapeva che avrebbe fatto meglio a rinunciare a quel torneo ma solo pochi giorni prima non avrebbe immaginato lo stato d’animo in cui si sarebbe venuto a trovare quella maledetta domenica mattina.

    Il mercoledì precedente, il giorno in cui inviò la mail d’iscrizione all’organizzazione., era cominciato come tutti gli altri giorni della sua vita recente, né più, né meno. Non c’era nemmeno il rischio che avesse posato il piede sbagliato dal letto perché, dormendo a faccia all’insù, alla destra di Laura, anche quella mattina il primo a cercare a tentoni la ciabatta era stato il suo piede destro.


    Però Laura era diventata strana ultimamente.
    Forse da un po’ più che “ultimamente”, ma solo ultimamente Marco se ne era reso conto. Il loro rapporto in effetti era in una fase di stanca; erano fidanzati da diversi anni, ma un po’ per pigrizia, un po’ per inerzia, non si erano decisi, o meglio, Marco non si era deciso, a fare “il grande passo”.
    Le scuse di Marco, o quelle che Laura chiamava “scuse”, erano mille paure sulla vita matrimoniale o sul futuro degli eventuali figli. “Quando saremo sposati finiremo per dare tutto per scontato” diceva spesso Marco” e aggiungeva: “Sposarsi per cosa, mettere al mondo dei figli in questo mondo difficile?”.

    Ovvio che Laura non la pensasse proprio allo stesso modo se, ogni volta che Marco intonava quell’antifona, lei se ne andava alla finestra per non mostrargli gli occhi lucidi… e al contempo fargli sapere che lo erano.

    Marco aveva appena spedito la mail, quando si accorse della presenza di Laura dietro le sue spalle.
    Lei gli appoggiò una mano sulla spalla con la consueta delicatezza ma facendo una pressione che a lui era sconosciuta. Si girò a guardarla interrogativo e Laura gli sussurrò: “Ti devo parlare”.



    Lungo il viaggio verso la palestra Marco non proferì parola. Sergio non aveva mai visto Marco così taciturno ma pensò che stesse concentrandosi sul torneo e lo lasciò nel suo brodo.
    In effetti il girone all’italiana di Marco era tra i primi della giornata e lui non amava molto giocare al mattino; se aggiungiamo che al risveglio era solito farsi una doccia calda, si può immaginare quanto fosse tonica la sua già scarna muscolatura… e quanto vispi gli occhietti da bradipo che aveva.

    Marco era un razionale, Laura diceva che era un “cacadubbi”, uno pieno di dubbi e di paure,
    ogni sua azione era preventivamente valutata in tutti i possibili aspetti e risvolti. Anche il suo gioco a tennistavolo ne risentiva. Troppo scolastico e prevedibile anche se la tecnica non gli faceva difetto. Aveva un buon repertorio di colpi, ma le situazioni insolite o mai provate, lo lasciavano indeciso sul da farsi; ma lo sport non perdona gli indecisi, meno che mai il tennistavolo.



    Marco tornò al tavolo come fa un pugile suonato che torna in mezzo al ring. Le transenne erano i suoi cordoni elastici, Sergio il suo “secondo” con la spugna in mano pronta per essere gettata.

    Marco non riusciva a togliersi dalla vista l’immagine di Laura che gli diceva che tra loro sarebbe finita,
    era stufa dei suoi continui rinvii e se n’era tornata nella sua casa da single.
    Marco decise che avrebbe giocato comunque quella domenica, un po’ per orgoglio, un po’ perché non aveva ancora ben compreso l’entità della cosa.


    Ma come a volte accade, a quel punto successe qualcosa d’imprevisto.
    Il viso di Laura si sovrappose a quello dell’avversario nel momento esatto in cui il topspin in arrivo lambì il nastro della retina e rimbalzò sul tavolo in direzione del rovescio di Marco.


    Era la palla che odiava di più, quand’anche fosse riuscito a valutare quanto spin l’avversario ci avesse messo, quell’impatto sulla rete aggiungeva qualcosa per lui imponderabile e non era mai riuscito a bloccare quel tipo di colpo. Gli sembrava sempre che l’effetto dovesse smorzarsi dopo aver toccato la rete e invece il suo block finiva sempre lungo.


    Quella volta non pensò… Il topspin tirato dal tipo con la maschera di Laura era già bello carico di effetto di per sé e il contatto con il nastro non fece che accentuarne la rotazione.
    Marco era con lo sguardo fisso su quell’essere improbabile con il corpo tutto peloso e gli incredibili occhi della sua fresca “ex” e neanche pensò di valutare l’effetto della palla. Ci si buttò d’istinto senza sapere quel che stava facendo, o così parve a lui.
    Mille volte aveva sbagliato a rispondere a quel topspin, tutte le volte che prima di colpire la palla impennata sulla rete, si era fatto troppe domande su come ributtarla di là. Quella volta non riuscì a pensare a nulla… davanti a lui c’era il viso di Laura con la sua voglia di affrontare la vita a qualunque prezzo: sia quel che sia… e la risposta uscì dalla racchetta come se fosse stata la mano di un altro a portare il colpo.


    Non appena la palla ebbe rimbalzato sulla sua metà del tavolo, Marco con la racchetta più chiusa che potè spinse lungolinea un block poderoso e la palla rimbalzò con uno schiocco sul tavolo alla destra dell’avversario, il quale riuscì soltanto a guardarla mentre schizzava via.
    Quando l’avversario tornò al tavolo non aveva più il viso di Laura stampato sulla faccia.
    Marco fece un piccolo cenno con la mano come per scusarsi per il punto fortuito e continuò la partita con la bocca piegata in un sorriso ebete.
    L’avversario prese a giocare con più grinta e precisione, facendo un punto dietro l’altro ma il sorriso ebete era sempre lì, stampato sulla faccia di Marco come se niente fosse…


    La partita terminò con la sconfitta di Marco che ringraziò di cuore l’incredulo avversario.

    Appena uscito all’aria aperta cercò nella borsa il telefonino e compose il numero di Laura.
    “Ti devo parlare” furono le sue sole parole.

    “Ok” fu la risposta di Laura, fai un salto da me”.
     
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