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La FITeT non vuole società piccole?

Discussione in 'Chiacchiere sul Tennis Tavolo' iniziata da Lostboi, 8 Giu 2018.

Status Discussione:
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  1. Lostboi

    Lostboi Utente Noto

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    TT Athletic Club - Genova
    Il progetto secondo me è chiarissimo e procede già da qualche anno con tanti piccoli cambiamenti...
    La Fitet vuole avere Società più grandi e strutturate. Quindi ci sono due soli modi:
    a) La società piccola diventa più grossa e strutturata
    b) La società piccola entra in una più grossa

    Società come Verzuolo o TT Torino non avranno mai problemi a comprare defibrillatori, a far omologare gli impianti, a distribuire le donne o gli stranieri in funzione dei regolamenti che cambiano e presentare sempre qualcuno facente funzione di giudice arbitro (magari tra un anno.. servirà anche un allenatore sempre presente etc.) ad avere i 400 lux sui tavoli etc. etc.
    La Società con 10 adulti, un paio di donne e 2-3 giovani non è più di suo interesse (come era fino a 10-15 anni fa..) anzi è da ostacolare.

    Nel 2003 fondai una società con 2 amici, il primo anno giocavamo in un "appartamento (!) dopo-lavoro" di una banca con un tavolo Simonis degli anni '80.. oggi saremmo fuori norma per tanti motivi, all'epoca la Fitet liguria che era un una crisi profonda chiuse un occhio per avere una nuova società; qualche anno fa decisi di chiuderla e inserirci in una più grande (non enorme ma media grandezza...).
     
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  2. LO YETI

    LO YETI Utente Noto

    E secondo te è meglio che scompaiano tutti i piccoli club per inglobarsi in quelli più grandi (che già si puppano di tutto e di più facendo regolamenti che favoriscono solo loro) di modo di avere 5-6 società per regione? Non sarà magari che chiudendo tutte le piccole società ed obbligando i ragazzi (e gli amatori) e fare centinaia di km, ci sarà un ulteriore allontanamento??? Non pensare solo ai tuoi interessi (parlando con rispetto) ma a quelli di migliaia di tesserati che già così sono disincentivati dalle "boiate" che combinano giornalmente in federazione…...
     
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  3. Lostboi

    Lostboi Utente Noto

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    Andrea B
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    TT Athletic Club - Genova
    LoYeti, non ho mica scritto che è mio interesse!!!
    Ho avuto per 10 anni una società formata da un numero variabile tra 3 e 6 tesserati!
    Come seniores, senza tempo e voglia di insegnare o di particolari evoluzioni societarie a me ancora oggi andrebbe anche bene una società di 5 amici. I motivi che hanno portato allo scioglimento furono variegati..
    uno smise di allenarsi, l'altro vive in Francia, altri 2 volevano giocare in campionati più rilassanti.
    La scelta fu di migrare in una società più grande in modo da potersi comunque vedere quando possibile agli allenamenti e consentire a ciascuno di entrare in un campionato in linea con i suoi desiderata.
    Avessimo dovuto comunque avere il defibrillatore, garantire sempre un quarto tesserato come giudice arbitro alle partite etc. etc. Avremmo iniziato ad avere problemi a fronte di pochi vantaggi..
    Chiaro che a Genova vuol dire essere comunque a pochi minuti da qualsiasi altra società.
    Avessi un Club piccolo ad Alagna-Valsesia, spostarsi anche solo a Romagnano sarebbero 60 km.
    Esistono comunque le sedi distaccate. Continui ad allenarti nel vecchio gruppetto e fai sinergia in campionato....

    Ritengo che la Fitet abbia tale obiettivo di lungo periodo. Tutto qui.
     
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  4. Milocco Ettore

    Milocco Ettore Utente Noto

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    Il progetto ....... chiarissimo:"La Fitet vuole avere Società più grandi e strutturate"

    .....sotto sotto il problema vero sono gli allenatori.Sì, o come si voglia chiamarli con il vero nome di Istruttori di tennis tavolo.Nelle Società piccole non si creano le condizioni affinchè questi possano essere più o meno giustamente remunerati.Ci si deve affidare quindi al pensionato di turno che abbia tempo, pazienza e voglia di stare con i giovani pargoli.E, quando questo sporadicamente e/o fortunatamente succede, stante il fatto che giocatori già impegnati nei Tornei e ancora in carriera hanno poco tempo per dedicarsi ai nuovi iscritti, tutti giocheranno con lo stile di 25 anni fa, spesso improntato in modo troppo univoco a-critico sulle caratteristiche dei materiali, gomme e legni utilizzati .In ogni caso non brutte partite, ma senza possibilità di evolvere tecnicamente, almeno per l'immediato.Condividere lo stesso Istruttore-tecnico fra più Società non sempre è possibile, vuoi per le distanze kilometriche da coprire, vuoi per la specificità e la sana rivalità di intenti e di stili che ciscuna Società si riserba di mantenere, vuoi per la difficoltà di fornire equivalenti risultati di fronte a situazioni già in partenza così dissimili.
    Le piccole Società, finchè potranno, continueranno comunque ad esistere, pronte anche ad impegnarsi e collaborare con strutture compartimentali o realtà regionali più ampie, ancor di più e meglio,accanto alle due modalità di accorpamento sopra ventilate,quali.....
    a) Le società piccole diventano più grosse e strutturate
    b) Le società piccole entrano in una più grossa[/QUOTE],
    e senza perdere del tutto le loro identità, conoscenze e metodologia specifica di operare sul territorio, se si concede loro una terza possibilità:
    c)Offrono e accettano proposte di collaborazione e confronto con Entità di tennis -tavolo regionali meglio strutturate e qualificate, al fine di migliorare il prodotto pongistico finale.Purchè tali e lodevoli iniziative non nascondano in realtà il solito tentativo calato dall'alto, per inserire in veste lavorativa gli amici degli...amici, per giunta con la solita formula piramidale.L'apice stesso,per ora, non dà garanzia di qualità e tenuta in più rispetto alla base. Più che le persone e i mezzi si tratterà di condividere le conoscenze.
    stima ettore
     
    Ultima modifica: 8 Giu 2018
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  5. Lostboi

    Lostboi Utente Noto

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    Io credo che il livello italiano sia sufficientemente basso per cui lo "stile" non sia ancora un problema dirimente (salvo che il pensionato non abbia dei palesi difetti tecnici di insegnamento...).
    Le piccole società hanno spesso il problema di un livello medio dei tesserati troppo basso anche a parità di ore di allenamento.
    Il miglior bambino ligure di quest'anno (Donato) ha un signor allenatore (Quaglia) ma sopratutto si allena con i fratelli Puppo, con Bertazzoni ... con fior di giocatori.
    Metti qualità e quantità assieme e avrai una certa crescita.
    Se non hai l'ambiente giusto alla fine rallenti o ti fermi.
    La Bracco dopo aver imparato ad Arma di Taggia alla fine è venuta a Genova e dopo Genova si è spostata ancora.
    Capisco quindi che la Fitet, cerchi di indirizzare gli sforzi laddove c'è più prospettiva per quanto trovo corretto riportare che il CR Ligure fin dai tempi di Borella, ovunque ci siano state Società con diversi bambini interessanti ha sempre spedito almeno per degli stage degli istruttori federali.

    La mia società odierna.. pur avendo una A1 Femminile (ma sono guest-che non vivono da noi) e 50 tesserati ha solo 3 under 18.. trovo comprensibile che non sia molto presente nei radar Fitet ... per lo più siamo il cosiddetto "parco buoi".

    Fare accordi tra società? Non so.. perché una società dovrebbe far crescere qualcuno tesserato per altri? Non si fa prima a far cambiare società al bambino?
     
  6. eta beta

    eta beta Pnaftalin Balls

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    Pesce grosso mangia pesce piccolo.

    Ma è un pesce che si morde la coda perché più si ingrossa e più fa risultati, più voti plurimi acquisisce, più entra nella stanza dei bottoni e legifera per mettere al sicuro la sua egemonia.
     
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  7. Lostboi

    Lostboi Utente Noto

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    Andrea B
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    TT Athletic Club - Genova
    un vecchio cliente di quando vendevo pannelli fotovoltaici , cercando di convincermi ad avere gli stessi prezzi di acquisto che davo a Enel Green Power mi disse .. "È l'albero piccolo che devi innaffiare meglio".. Non so se dovrebbe valere anche nella fitet .. Però è vero che le società diventate grosse rispetto alle altre lo hanno fatto anche grazie a bravura e sacrifici e non vincendo la lotteria ..
     
  8. remy

    remy Utente Attivo

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    Ma se l'obiettivo è quello di avere poche società strutturate quale sarebbe poi il ruolo dei CR sopratutto nelle regioni più piccole e l'utilità dell'attività regionale a squadre?
     
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  9. eta beta

    eta beta Pnaftalin Balls

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    Giusto.

    Ma è il sistema elettorale che dovrebbe garantire la democrazia a vantaggio dello sport e non a protezione delle società egemoni.
     
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  10. LO YETI

    LO YETI Utente Noto

    Hai visto che ho scritto tra parentesi che non volevo offendere nessuno, vedo benissimo come funziona quasi ovunque, ho sotto gli occhi la situazione Piemonte, certamente la società grande può permettersi palestre, allenatori, hanno qualche sponsor, possono partecipare a più tornei quindi, giustamente un ragazzino/campioncino se vuole progredire è quasi obbligato a tesserarsi per una di queste società, lo capisco ed è giusto…. Quello che a me non piace è che quasi tutte le grandi società sono gestite da padri/padroni che hanno i loro uomini in tutte le cariche e fanno il bello e cattivo tempo, fanno palesemente le regole che li avvantaggiano occupando le cariche più importanti ed io non ho mai sopportato questa "dittatura"!! Scusate se mi esprimo male ma credo abbiate capito quello che voglio dirvi…..
     
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  11. Lostboi

    Lostboi Utente Noto

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    Andrea B
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    Remy ma secondo te un CR è più contento di avere un pò di società tra D2-C2 oppure di avere anche delle squadre nei campionati nazionali, piuttosto che portare in regione dei titoli giovanili?

    Quando creai i Satanassi TT, la Liguria aveva una sola C1 (Bordighera) e due campionati maschili (C2, D1) oggi ha:
    1 A1 femminile
    1 A2 maschile (forse A1)
    2 A2 femminili
    2 B2 maschili
    qualche C1
    I campionati regionali arrivano fino alla D3.

    Io credo che il CR Ligure sia molto più contento oggi di 15 anni fa (considerando le ridotte dimensioni regionali...).

    Se il CR è piccolo come per esempio quello della VDA spero abbia l'intelligenza di curare tutte le società ma da Roma penso guardino a dei dati macro e sperino di trovare qualche futuro giocatore di livello nei vivai delle società più grandi.

    Poi voglio dire... qualsiasi società teoricamente può essere un grande centro.. del domani.
    Non è che S.Polo o Torre del Greco siano ste metropoli.
     
  12. eta beta

    eta beta Pnaftalin Balls

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    TT Ossola 2000 Domodossola
    Fermo restando che il CONI si aspetti dalle Federazioni un certo numero di medaglie olimpiche, mi sembra che tu approcci l'universo sportivo dilettantistico come fosse un'azienda privata.

    In realtà la Federazione è un ente di diritto privato che però vive essenzialmente di denari pubblici. Quindi il ruolo sociale delle Società Sportive, delle Federazioni come la FITeT é obbligatoriamente (altre come la FIT hanno prevalenza di introiti privati) è almeno paritetico al ruolo di "generatore" di prestigio/rappresentanza/profitto.
     
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  13. remy

    remy Utente Attivo

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    Remy Curtaz
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    Il CR della Valle d'Aosta è inesistente ahah...comunque nella situazione attuale del tennistavolo italiano non andrei troppo a parlare di risultati tecnico/agonistici, qualcuno bravo ci sarà per carità, ma mi pare si faccia gran parte dell'attività, dalle categorie maggiori in giù, nel deserto, nella fatiscenza e nel pressapochismo. Non basta chiamarla A-qualcosa per rendere la categoria interessante. Poi boh, ho sempre l'idea che la Federazione dovrebbe separare nettamente le risorse per una ristretta attività di vertice e una fruibile e funzionale attività di base...secondo me il CR dovrebbe essere contento di avere una crescita di tesserati (evitando magari che mollino dopo una stagione di stenti) ed eventualmente di portare un'atleta della propria zona nell'elite nazionale. Tutto quello che sta in mezzo francamente lo vedo marginale...se in Liguria sono aumentati i tesserati e il livello medio direi che la cosa è positiva, ma il lavoro l'ha fatto il CR o le società che hanno investito in palestre e allenatori?
     
  14. Lostboi

    Lostboi Utente Noto

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    Andrea B
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    TT Athletic Club - Genova
    Su la Fitet fa pienamente anche il ruolo "sociale".
    a) Creazione di una società con 150 euro (nient'altro)
    b) Campionati a partire dalla D3
    c) Sei diverse categorie
    d) Attività per ogni livello 10 mesi l'anno
    e) Costi irrisori
    Quello che sta facendo da qualche anno sono spintarelle dolci verso una progressiva organizzazione delle società.
    Quando ho scritto che mi hanno lasciato giocare in un appartamento, il SanRemo giocava in una specie di grotta, il Bordighera in una sala da ballo liscio (immaginatevi il pavimento!), il Vallecrosia in un pallone senza riscaldamento... altri tempi...
    Piano piano si cerca di forzare alcune migliorie.
    Nessuno vieta a 3 amici di aprire una ASD, però... la palestra deve essere un minimo più decente, devono dividersi in 3 il defibrillatore da 600 euro, avere un giudice arbitro, lo statuto è più complesso di 15 anni fa.. ma sono piccole cose.

    Guardatevi la FIT con il suo programma di assegnazione delle "stelle" alle società e le pubblicità su Supertennis che invitano esplicitamente i genitori ad andare in quelle più ricche a 5 stelle... facesse così la FITET cosa diremmo?
    Quello non è paritetico.
    --- Messaggio Unito Automaticamente, 8 Giu 2018, Data originale: 8 Giu 2018 ---
    Dipende cosa ci sta in mezzo Remy.
    Per estremo è molto più marginale la "mia" serie A1 femminile (paghi 3 forti e stop...) che altre realtà..
    perché le C1,B2,B1 fatte da un buon e ampio ambiente possono essere "sparring" fondamentali per un bambino che diventerà un TOP10.
    Un gruppo di ragazzini che a 10-11 anni si allenano con Rolle o Schmitz .. prima o poi avrà probabilmente bisogno di altro.. ma intanto cresce veloce.
    Se ciò che sta in mezzo è una società di 15 tesserati di cui per caso 3 forti che fanno la B2 o la B1 è marginale.. infatti la Fitet non se le fila minimamente ...
     
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  15. LO YETI

    LO YETI Utente Noto

    Ciao Remy, hai detto bene, il C.R. della Valle d'Aosta non esiste…. e se va avanti così anche quei pochi (poveracci) che ancora tengono duro sono destinati a scomparire…. Guarda, non ho nemmeno voglia di parlarne tanto sai benissimo che non servirebbe a niente, solo fiato sprecato….. Certamente se nessuno fa niente (intendo la dirigenza) i bambini non verranno a giocare e quei pochi che ancora ci sono, sono destinati a smettere….. Se non si ricomincia con un lavoro radicale partendo dalle scuole, dagli oratori, organizzando dimostrazioni, facendoli provare a giocare portando tavoli a destra e a manca, sarà la fine di tutto (quel poco che c'è ancora), ma vedo che chi comanda non dà segni di vita…...
     
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  16. remy

    remy Utente Attivo

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    Remy Curtaz
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    Chi comanda siamo intanto riusciti a tenerlo lontano dalla società, infatti quest'anno siamo ripartiti con un piccolo gruppo di giovani (con due coppette al grand prix che è meglio di niente) e una presenza in palestra costante di un buon numero di amatori. Per il prossimo anno puntiamo a consolidare i numeri e a crescere pian pianino, ovviamente nel caso della Valle d'Aosta non si possono fare miracoli ma qualcuno dovrà pure tener duro e tirare la carretta :-D

    Capisco il punto di vista e posso anche condividerlo in parte, un buon livello medio non è da disprezzare anzi, ma non credo che i campionati a squadre possano contribuire più di tanto a creare giocatori di caratura internazionale. Il grosso del lavoro dovrebbe essere il reclutamento abbinato ad un programma tecnico sul lungo periodo e su scala nazionale.

    Credo anche che aiutare le società piccole ad occupare gli spazi giusti invece di aiutare le società grandi ad essere sempre più grandi avrebbe qualche vantaggio. Ma giustamente la fitet punta al bersaglio grosso, infatti dopo 30 anni di duro lavoro non si riesce a mandare un giocatore alle olimpiadi neanche in viaggio premio
     
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  17. LO YETI

    LO YETI Utente Noto

    Siete davvero ammirevoli per quel che fate, noi purtroppo a Verrès siamo tutti "vecchietti" e nessuno ha più la voglia, il tempo e non ultimo...il denaro per rifondare una squadra, ci siamo accasati ad Ivrea di comune accordo….. Maciniamo km su km ma già solo giocare con gente nuova, fare un campionato con 8 squadre (seriamente, non che si presentano con 2 giocatori oppure con 3 bimbi che non hanno mai visto una racchetta solo per far numero e non perdere soldi di cauzione) ci da soddisfazione….
     
  18. remy

    remy Utente Attivo

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    Remy Curtaz
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    La tentazione di fare lo stesso è grande pure per noi :)...però sappiamo anche che se molliamo il tt in valle muore definitivamente, quindi tiriamo la cinghia, ci mettiamo il tempo e la voglia e vediamo se il lavoro porterà tra un paio d'anni da qualche parte
     
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  19. Milocco Ettore

    Milocco Ettore Utente Noto

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    MA GUARDA TU!
    Ma guarda tu, si comincia a parlare di donne e poi dove si va a parare…..
    Società piccole, meglio se conglobate in Società più grandi, valenza di Campionati, talvolta sbilanciati,
    che non sempre sono fucina e garanzia per la crescita delle giovani promesse, necessità di creare giocatori/trici di una certa levatura, da convogliare in Società più organizzate e meglio strutturate,
    dove, in teoria sarebbe più semplice e agevole gestire e favorirne la crescita.
    Tutto vero e a suffragio di quanto sopra qualcuno sostiene ancora….
    "Le piccole Società hanno spesso il problema di un livello medio dei tesserati troppo basso anche a parità di ore di allenamento…."
    e….al fine di favorire l’ingresso di tali giovani promesse nelle Società più attrezzate…
    "Io credo che il livello italiano sia sufficientemente basso per cui lo "stile"(°) non sia ancora un problema dirimente ……"
    _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _
    (°)→ l’impronta di gioco tipica e così diversa in ogni singola Società,interrogativo da me sollevato

    E io inizierei a parlare proprio dello stile.Lo stile di mangiare,di vestirsi,di comunicare,di viaggiare
    o di rendersi stanziale di un gruppo,lo stile di vita di un villaggio,di una Regione,di un popolo,che cos’è?
    Se non l’adattamento di una comunità come risposta più confacente ai propri bisogni di vivere e di realizzarsi?

    E lo stile nel gioco? Quello adottato da una squadra, o anche da un singolo individuo? Certamente qualcuno ci dovrà aver pensato prima, se putacaso in una squadra di spilungone russe con la braccia smisurate a pale di mulino son tutte brave ed eccellenti difensore e acchiappan tutto da lontano. Lo stesso avran pensato in un’analoga squadra in Giappone, dove le ragazze con gli occhi a mandorla, piccolette ed energiche, esibiscono un top equilibrato, ma continuo ed asfissiante eseguito con l’impiego di tutto il corpo. Mentre da un’altra parte sperduta dell’emisfero ancora un’altra squadra di ragazze dalla pelle olivastra, con le estremità, in questo caso le braccia corte e velocissime, tutto prendono e rispondono all'istante sul tavolo, ma solo ed esclusivamente lì sopra.Sarà un caso?o il frutto di adattamenti più idonei, soppesati,ragionati e rivalutati nel tempo?Non è una meraviglia che già si palesa pure da noi,quando due entità sportive si confrontano, cercando di mettere sul piatto le migliori prerogative, anche fisiche, di cui dispongono?

    Ma poi esiste uno stile italiano? Visto e considerato la diversa morfologia degli abitanti del nostro lungo Stivale? Se sì, come qualcuno sostiene o pare sostenesse l’idea,mai avvalorata, di una scuola italiana,
    a quale stile fa riferimento? A quello dei ragazzi/e della propria palestra? a quello del miglior giocatore della propria città? a quello che ha in testa il proprio allenatore, magari del tutto fuori luogo nella zona e nelle circostanza in cui opera? Basta guardare al gioco e allo stile raffinato e sublime di un tal campione che va per la maggiore, per pensare di importarlo pari pari ad uso e utilizzo dei pongisti/e della propria palestra ? Comunque la si veda il pout- pourri di stili e di gioco così diversi presenti nei nostri Campionati, alla lunga il confronto fra di essi non può che fare il bene per la crescita del nostro sport.Anche se c’è ora troppa fragmentazione, se penso al livello femminile,ma in parte anche maschile, praticamente non si riesce ad intravvedere uno di sufficientemente valido per avvicinarci al gioco dell’elite, penso in primis europea, ma non solo,cercando nel contempo di valorizzare le nostre principali e connaturate prerogative fisiche, mentali e comportamentali.

    Suggerimenti?

    Guardare non al singolo giocatore o giocatrice che va per la maggiore nell’ambito specifico di un solo territorio,magari circoscritto solo a quello di appartenenza,ma tenere in debito conto i principali stili di gioco delle “scuole” o meglio dei movimenti a noi vicini e che per adesso,ammettiamolo,qualcosa da imparare pur abbiamo e ci converrà farlo. Dal debito confronto potranno nascere le giuste indicazioni ad illuminare la via,la nostra via e un modo d’operare più soddisfacente rapportato all’effettiva realtà del nostro movimento e dei suoi principali attori, comparse comprese.Anche spulciare per bene stili e modalità di gioco a noi estranei,o troppo distanti per mentalità o per le ragioni sopra menzionate.

    Sì,dovesse arrivare pure uno dei migliori allenatori di “scuola” italiana,ad operare in una mega Società che ingloba le altre come auspicato,una volta fatti ed esperiti tutti gli schemi ritenuti necessari e tutti i secchi di palline, rinnovato il materiale secondo la moda del momento,ora come ora tutto questo potrà essere ritenuto sufficiente per creare il “prototipo” di giocatore internazionale,tanto ricercato ed invocato?
    O non è meglio lasciare le cose come stanno?
    stima ettore
     
  20. eta beta

    eta beta Pnaftalin Balls

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    TT Ossola 2000 Domodossola
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